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In missione per non abbandonare il popolo ucraino. L’accoglienza globale “Pom”

Da un lato al popolo ucraino serve sostegno per resistere all'invasione russa. Dall'altro chi fugge attraverso i corridoi umanitari ha bisogno di essere accolto

L’accoglienza è l’altra faccia della solidarietà in guerra. Da un lato al popolo ucraino serve sostegno per resistere all’invasione russa. Dall’altro chi fugge attraverso i corridoi umanitari ha bisogno di essere accolto. Sono trascorsi tre decenni dall’arrivo nel porto di Bari della nave albanese Vlora. Con il suo carico di 20 mila disperati. In fuga dall’implosione del regime comunista. “Sono persone”, disse l’allora sindaco di Bari, Enrico Dalfino. Il mondo, infatti, ha sempre bisogno di pace. E la fine della guerra fredda. Con il crollo del blocco sovietico ne fu testimonianza epocale. Finché la pace non sarà nei cuori degli uomini, il mondo non conoscerà vera pacificazione. La tragedia ucraina in corso ne è l’inequivocabile, scandalosa dimostrazione. Il fiume umano scorre verso l’Occidente senza fermarsi mai. Anzi cresce di ora in ora. Chi può, scappa. accoglienza

Sos accoglienza

Da braccio caritativo della Santa Sede le Pontificie Opere Missionarie (Pom) sono da sempre “esperte in umanità“. Le Pom di Australia e d’Europa si mobilitano per accogliere e sostenere i profughi ucraini. Anche la rete mondiale delle Pontificie Opere Missionarie (Pom) è in azione per venire in soccorso alla popolazione dell’ Ucraina. Che sta lasciando il paese per sfuggire alla violenza e alla distruzione della guerra. L’agenzia missionaria vaticana Fides documenta questo impegno globale. Catholic Mission Australia è la denominazione delle POM australiane. Ed è in contatto con le Pom di Europa maggiormente coinvolte. L’obiettivo è rispondere alla loro richiesta di aiuti per i rifugiati in fuga dall’Ucraina. Ormai centinaia di migliaia.accoglienza

Supporto necessario

Catholic Mission Australia opera in base al supporto di quanti offrono i loro contributi. E lavora con le Pontificie Opere Missionarie in Ucraina, in Polonia, in Romania. E in altri paesi europei. Per fornire supporto dove necessario. Il direttore nazionale di Catholic Mission è padre Brian Lucas. Fa riferimento alla preghiera e al sostegno materiale. Per delineare il ponte solidale verso  coloro che sono colpiti da queste tragiche circostanze. Una catena di carità che è espressione della sollecitudine della Chiesa universale. Mentre “ci sforziamo di portare speranza a coloro che ne hanno così tanto bisogno”, sottolinea padre Brian. In Romania i fedeli locali stanno fornendo soccorso di emergenza e sostegno pastorale. Mentre “è in atto una crisi umanitaria”, riferisce don Eugen Blaj, direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie in Romania. Accoglienza

Famiglie in fuga

“La maggior parte sono donne con bambini, che cercano di salvarsi la vita dalla guerra. Sono fuggiti trascinando per decine e decine di chilometri una valigia zeppa di cose essenziali portate via in fretta”, sottolinea padre Eugen. “I centri per i rifugiati sono affollati. I fedeli locali stanno facendo il possibile per fornire materassi, lenzuola, cuscini e cibo. Oltre a pannolini e articoli sanitari di base”, prosegue il religioso. In una e-mail inviata a padre Lucas il direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie in Romania ha indicato le urgenze. Ossia ha chiesto: “Se puoi aiutarci, magari con una donazione, sarà molto utile”. Le famiglie sono dilaniate. Come una mamma arrivata con i figli piccoli e la nonna. In cerca di un posto dove dormire. “Ho chiesto di suo marito- racconta padre Eugen Blaj-. Con le lacrime agli occhi, mi ha detto che gli uomini dai 18 anni in su vengono arruolati per la guerra. Forse la loro casa è ormai distrutta”. È forte il dolore che provano i rifugiati. “Se chiedi loro qualcosa, iniziano a piangere” racconta padre Eugen.

accoglienza
Ucraini al confine con la Polonia (Fonte: UNHCR)

Frontiere aperte

Sono già due milioni i cittadini ucraini che, per sfuggire ai bombardamenti e alla furia distruttiva dei tank russi, hanno lasciato le loro città. Attraverso le frontiere aperte di Polonia, Slovacchia, Ungheria, Romania e Moldavia. In Polonia i rifugiati trovano accoglienza nelle parrocchie. E nella cappella delle Pontificie opere missionarie si prega per la pace nel mondo. Esprime gratitudine per il generoso sostegno delle Pom dell’Australia, padre Maciej Bedzinski. Il direttore nazionale delle POM in Polonia afferma: “Questo dimostra che le Pom sono una grande famiglia. Una famiglia missionaria”. Secondo l’Unicef la metà dei profughi sono minori. Molti dei quali, non accompagnati. Un’emergenza nell’emergenza. In Italia i cittadini ucraini, principalmente entrano attraverso la frontiera terrestre al confine sloveno. Il Viminale comunica che le principali destinazioni sono Roma, Milano, Bologna e Napoli. La Protezione civile parla di “situazione completamente inedita”. E’ stata affidata ai presidenti delle Regioni l’organizzazione dell’accoglienza in collaborazione con sindaci, prefetti. E con la fitta rete del volontariato.

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