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Corno d’Africa, la disperazione delle madri: “Non abbiamo cibo per i nostri bambini”

13 milioni le persone tra Kenya, Somalia e Etiopia in condizione di grave insicurezza alimentare. Le storie e le testimonianze dal campo raccolte dalla ong Cesvi, da anni attiva nella regione

In Africa le emergenze si sommano. Covid. Carestia. Cambiamenti climatici. Conflitti. Siccità. Malnutrizione. L’ assenza di un Welfare strutturato e la fragilità dei sistemi sanitari nazionali espongono milioni di persone ad una condizione di continua allerta. Sui vaccini anti-Covid è riecheggiato l’appello in occasione del summit Ue-Unione Africana. L’obiettivo è “liberalizzare subito i brevetti“. Per “accelerare l’immunizzazione dei Paesi poveri“.Africa

Allerta continua in Africa

Cesvi è un’organizzazione umanitaria fondata a Bergamo nel 1985. Unendo solidarietà e giustizia, la ong opera in tutto il mondo per supportare le popolazioni più vulnerabili nella promozione dei diritti umani. Nel raggiungimento delle loro aspirazioni, per lo sviluppo sostenibile. E crede che il riconoscimento dei diritti umani contribuisca al benessere di tutti sul pianeta. Casa comune da preservare. “Siamo abituate a convivere con la fame. Fin da piccole. Ma non avere nulla per sfamare tuo figlio è un’altra cosa”. Ogni settimana, sfidando il caldo tipico della stagione secca, Ima, 20 anni da poco compiuti, percorre due ore di cammino. Per raggiungere il centro di salute materna e infantile di Burat, in Kenya. Dove il suo bambino, gravemente malnutrito, riceve le cure dei medici. Jonathan, due anni appena, è uno dei piccoli pazienti del centro gestito da Cesvi nella contea di Isiolo. Nel Kenya centrale.Africa

Siccità record

Il Kenya, come il resto del Corno d’Africa, sta sperimentando una delle peggiori siccità degli ultimi decenni. Dopo tre stagioni consecutive di piogge scarse. Si stima siano 13 milioni le persone tra Kenya, Somalia e Etiopia in condizione di grave insicurezza alimentare. 5.5 milioni i bambini affetti da malnutrizione acuta. La siccità ha decimato i raccolti (con perdite del 70%). E ha provocato una moria di capi di bestiame, a milioni, principale fonte di sostentamento delle famiglie. ll Corno d’Africa è un caso emblematico. Qui, infatti, si concentra il mix letale (clima, Covid, conflitti) che sta affamando il mondo. La siccità è solo l’ultima emergenza in ordine di tempo a colpire queste popolazioni. Ancora alle prese con le conseguenze delle inondazioni del 2019. Dell’invasione biblica delle locuste dello stesso anno. Dei conflitti armati (Etiopia e Somalia). Della pandemia da Covid-19.Africa

Progetti

I programmi per la salute materna e infantile non sono gli unici che l’organizzazione umanitaria Cesvi ha messo in campo nella regione. Dal 2009 porta avanti numerosi progetti che mirano a promuovere la sicurezza alimentare. L’igiene. L’accesso all’acqua potabile. Soprattutto di donne e gruppi vulnerabili. Più di recente ha avviato programmi per rispondere all’emergenza Covid-19. Da un lato con interventi per arginare la diffusione del virus. E cioè stazioni per il lavaggio delle mani. Campagne di sensibilizzazione. Distribuzione di dispositivi di protezione. Dall’altro lato con programmi di sostegno (Cash Assistance). Concepiti per mitigare le conseguenze economiche della pandemia. Il Covid-19, infatti, ha ridotto drasticamente le fonti di reddito della popolazione. Solo in Kenya si stima siano due milioni le persone scivolate sotto la soglia di povertà a causa della pandemia. Intanto la campagna di immunizzazione arranca, come nel resto del Continente. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) appena l’11% della popolazione in Africa ha ricevuto il vaccino.Africa

Vertice

In occasione del vertice Unione europea-Unione africana a Bruxelles, Cesvi ha ribadito la necessità di fornire subito una risposta. Alla grave crisi che ha colpito questa area dell’Africa Subsahariana. “È urgente adottare un approccio multidimensionale con interventi a 360 gradi- afferma il vicedirettore generale di Cesvi Roberto Vignola-. Si tratta di affrontare problemi endemici di questa area. Come il cambiamento climatico e le carestie che conseguono. La fame. La malnutrizione. I conflitti. Il Covid. La liberalizzazione dei vaccini è auspicabile e necessaria. Ma da sola non potrà essere sufficiente“. Aggiunge Vignola: “Tutti i diversi fattori che impattano negativamente su questi Paesi devono essere trattati di concerto. Ciò per fornire una risposta che possa essere in grado di accrescere la resilienza. L’empowerment. E la sicurezza alimentare di queste comunità»,

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