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Giornata per la neutralità: è ora di spezzare la catena della morte

L’Assemblea Generale dell’ONU ha dichiarato il 12 dicembre International Day of Neutrality, la Giornata Internazionale della neutralità. Un concetto quanto mai attuale in uno scenario politico, economico e sociale sempre più globalizzato e con interessi cospicui dei Paesi ricchi su quelli più poveri.

La neutralità – definita come lo stato giuridico derivante dall’astensione di uno stato da ogni partecipazione in una guerra tra altri stati, il mantenimento di un atteggiamento di imparzialità nei confronti dei belligeranti e il riconoscimento da parte dei belligeranti di questa astensione e imparzialità – è di fondamentale importanza per le Nazioni Unite per ottenere e mantenere la fiducia e la cooperazione di tutti al fine di operare in modo indipendente ed efficace, soprattutto in situazioni che sono politicamente responsabili.

La scelta di non prendere parte ai conflitti non è solo quella di azioni militari esplicite, ma anche quella di non fiancheggiare gli Stati in guerra e di non produrre armi che alimentino i conflitti, così come quella di essere determinanti nelle politiche di pacificazione dei territori di conflitto. Questo modo di agire, la neutralità, è molto più difficile e altrettanto radicale, ma è l’unico modo di essere veramente neutrali.

Occorre che gli Stati scelgano la Pace, anche perché i conflitti distruggono l’equilibrio dei territori, alimentano le migrazioni, popolano i campi profughi, infliggono colpi mortali ai diritti umani.

Poiché l’ articolo 2 della Carta delle Nazioni Unite obbliga gli Stati membri a risolvere le loro controversie internazionali con mezzi pacifici e ad astenersi dalla minaccia o dall’uso della forza nelle loro relazioni, l’Assemblea Generale ha ribadito tali obblighi nella sua risoluzione 71/275. La risoluzione ha inoltre sottolineato che le politiche nazionali di neutralità di alcuni Stati possono contribuire al rafforzamento della pace e della sicurezza internazionali e svolgere un ruolo importante nello sviluppo di relazioni reciprocamente vantaggiose tra i paesi del mondo.

Riconoscendo che tali politiche nazionali di neutralità hanno lo scopo di promuovere l’uso della diplomazia preventiva, che è una funzione centrale delle Nazioni Unite e occupa un posto centrale tra le funzioni del Segretario Generale, l’Assemblea Generale ha deciso di dichiarare il 12 dicembre l’Internazionale Day of Neutrality, e ha invitato a segnare la giornata tenendo eventi volti a migliorare la consapevolezza pubblica del valore della neutralità nelle relazioni internazionali.

Di grande rilevanza sarebbe la scelta degli Stati e delle Autonomie locali di dotarsi di un Ministero della Pace, come proposto dalla Comunità Papa Giovanni XXIII, contro un concetto di Sicurezza sociale trattato sempre a partire da un’idea di separazione fra popoli e persone che non produce, né mai ha prodotto, né mai potrà produrre un Sistema di pacificazione.

Violenza, guerre, terrorismo, riarmo, tendenze autocratiche e dittatoriali stringono sempre più la condizione umana nella morsa dell’insicurezza. Ora si tratta di spezzare questa catena di morte. 

Nel 1994 Don Oreste Benzi, fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII, in una lettera al Presidente del Consiglio dell’epoca, scriveva: “Condividendo direttamente la vita degli handicappati, dei tossicodipendenti, dei minori senza famiglia cerchiamo di far arrivare la loro voce ovunque, specialmente a chi ha il potere di liberare ed opprimere. Di tanti ministeri esistenti, avrei voluto che lei ne avesse aggiunto un altro: il Ministero della Pace. Gli uomini hanno sempre organizzato la guerra. È arrivata l’ora di organizzare la pace”. L’idea è stata rilanciata più volte nel corso degli ultimi anni dall’Associazione di don Benzi, e ripresa da più parti.

La pace è conditio sine qua non per il rispetto dei diritti umani; il tema che va messo a sistema. Ecco perché il Ministero per la pace viene proposto come scelta di Governo. Ecco perché la Comunità Papa Giovanni XXIII ha promosso la Campagna per l’istituzione del Ministero della Pace e – sui territori – degli Assessorati alla Pace.

Una scelta coraggiosa, ma necessaria per realizzare una politica strutturale per la pace e la prevenzione della violenza, per essere veramente neutrali.

La sfida per una nuova politica è di affiancare ai consueti strumenti di gestione “ordinaria” un’azione radicale di cambiamento al sistema di vita delle nostre società, che faccia della Pace uno specifico campo di azione dell’attività politica e di Governo. Solo costruendo giorno dopo giorno la Pace si genera un tessuto sociale positivo, che superi le forze disgreganti, i populismi e le crisi, in grado di reagire alle spinte violente che scaturiscono dai conflitti sociali ed economici e dalle tensioni delle periferie dell’emarginazione.

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