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Covid, cosa ci insegna la fase 4

Per inquadrare l’utilità delle misure anti-contagio serve una premessa. Riguardo alla pandemia Covid-19, anche se è ancora esperienza del presente, è più che plausibile prevedere che la carica emotiva da essa generata si protrarrà a lungo, ben oltre la durata temporale dell’evento, nutrita dal ricordo di chi l’ha vissuta. L’epidemia/pandemia è un evento a cui dobbiamo sempre prepararci, tanto che in epidemiologia la cosiddetta fase 4 (che segue le ben note fasi 1-2-3) altro non è che lo spazio di tempo di vita normale che precede la prossima pandemia, che quasi inevitabilmente è destinata a svilupparsi.

L’attenzione è puntata sul profilo delle persone completamente immunizzate e sane, pur se in percentuale molto bassa, ma che si sono contagiate e sono ora in rianimazione. Le variabili possono essere molteplici, a cominciare da chi è un “non responder”, ossia un individuo che non reagisce agli immunizzanti, al tempo trascorso tra la seconda dose e l’infezione, alla variante Delta che è estremamente contagiosa. E’ chiaro che alla fine di tutto ci potrebbero essere delle misure estreme: il lockdown per non vaccinati o l’obbligo vaccinale contro il Covid-19.

Io credo che in questo momento sia utile andare per gradi, ridurre la validità del Green pass a 9 mesi con il “super Green pass”. Vedere i risultati di questa riduzione di accesso agli aspetti ludici dei non vaccinati e capire cosa succede. E’ evidente che a livello scientifico la maggior tutela sono le misure più rigorose, però noi, come è stato detto più volte, dobbiamo convivere con questo virus. Io credo che si possa ancora manovrare su aspetti non così estremi, anche perché il “super Green pass” potrebbe indurre gli indecisi a vaccinarsi.

Dopo di che non esistono misure giuste o sbagliate in senso assoluto. Esistono misure che sono opportune in determinati momenti e possono diventare meno opportune in altri. Io sarei sempre per una gradualità. Il problema fondamentale è che mancano dei dati in letteratura che ci dicano che questa differenza tra vaccinati e non vaccinati possa tradursi in un’efficace controllo dell’infezione e quindi in un reale controllo dei contagi. Bene, comunque, un “super Green pass” che consenta l’accesso ad attività ludiche solo a vaccinati e guariti da Covid-19. Sulla carta potrebbe essere di sì nel senso che, laddove tu in determinate attività riduci l’ingresso a queste persone non vaccinate, statisticamente hai un minor rischio di avere persone infette. Ovviamente non porti il rischio a zero, perché il rischio zero sappiamo tutti che non esiste, però sicuramente lo riduci. Non solo.

Un super Green pass potrebbe avere un effetto indiretto di aumento della vaccinazione, perché magari qualcuno che adesso è indeciso potrebbe decidersi, auspicabilmente, a fare il vaccino. E questo, unito al resto, potrebbe essere di impatto. Resta però un punto interrogativo e cioè: se le persone non vaccinate vanno a lavorare, prendono l’autobus eccetera, tu riduci, ma non annulli la circolazione del virus, perché queste persone non è che sono chiuse in casa. Difficile dire se ci vorrebbe un lockdown per i non vaccinati come ha fatto l’Austria. E’ una scelta molto difficile e tra l’altro ha dei risvolti di natura economica, sociale e politica. Tutto dipenderà dai controlli. Qualunque sia la decisione presa, questa funzionerà se ci sono i controlli.

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