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Un anziano su cinque vive in povertà. “Dati indegni di un paese civile”

Circa 1,3 milioni di over 75 (il 18,8% del totale) non riceve un aiuto adeguato in relazione ai bisogni della vita quotidiana e alle necessità di tutti i giorni

Allarme povertà nella popolazione anziana. E’ la terza età a risentire maggiormente della crisi Covid. “Dati indegni di un paese civile. Lo Stato non può lasciarli indietro”, afferma il coordinamento delle associazioni a difesa dei consumatori  (Codacons). Secondo il rapporto Istat, circa 1,3 milioni di over 75 (il 18,8% del totale) non riceve un aiuto adeguato. Una voragine nel Welfare, dunque. In relazione ai bisogni della vita quotidiana. E alle necessità di tutti i giorni.povertà

Emergenza povertà

“E’ una vergogna che gli anziani in Italia siano lasciati indietro. E che  un numero così consistente di persone bisognose non riceva l’aiuto cui avrebbe diritto. Pur vivendo in condizione di indigenza– evidenzia il presidente del Codacons, Carlo Rienzi-. La pandemia ha dimostrato la scarsa attenzione del nostro paese verso i soggetti più fragili. Innanzi tutto con la strage di anziani che si è registrata nelle Rsa di tutta Italia. Poi con l’inadeguato sostegno nella crisi economica e sociale provocata dal Covid”. Aggiunge Rienzi: “E’ necessario che a livello centrale e locale siano studiate nuove politiche di sostegno. In favore dei nostri anziani. Per fornire una reale assistenza sanitaria ed economica ai soggetti più bisognosi. E per cancellare la vergogna certificata dall’Istat”.

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Il Papa prega con i nonni (fonte: Vatican News)

Domanda sociale e sanitaria

Preoccupa, quindi, la situazione degli anziani in Italia. Una popolazione sempre più in crescita. Alle prese con una povertà generalizzata. Spesso con problemi di mobilità e tanti acciacchi. L’80%, infatti, se la deve vedere con almeno tre patologie croniche. Nel complesso si tratta di 2,7 milioni di persone. Con 75 anni o più. Costrette a vivere senza un supporto sociale. Prive di sostegni di alcun tipo. Segnate da sfavorevoli condizioni abitative. E in condizioni economiche difficili. La pandemia ha fatto esplodere tra gli anziani la domanda sociale e sanitaria. Ad approfondire il fenomeno è la Commissione per la riforma dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria. Nella popolazione anziana, infatti, il ministero della Salute documenta le condizioni di fragilità. E la richiesta di assistenza sociale e sanitaria delle persone con almeno 75 anni.  povertà

Povertà nella terza età

Su una popolazione di riferimento di circa 6,9 milioni di over 75, oltre 2,7 milioni presentano gravi difficoltà motorie. Comorbilità. Compromissioni dell’autonomia nelle attività quotidiane di cura della persona. Tra questi 1,2 milioni non possono contare su un aiuto adeguato. E circa 1,3 milioni di over 75, su un totale di quasi 7 milioni (18,8%), dichiarano di non essere aiutati a sufficienza. In relazione ai bisogni della vita quotidiana e alle necessità di tutti i giorni. Più grave appare il bisogno di coloro che sono completamente soli. Si tratta di ben 638.913 individui. O conviventi con altri anziani (372.735). Per un totale di oltre un milione di persone (14,7%) che vivono dunque in solitudine. O molto spesso con un coniuge anch’esso in là con gli anni. Poi ci sono le malattie. Nella terza età aumenta la domanda sanitaria. L’80% degli anziani over 75 soffre di almeno 3 patologie croniche. Un altro 80% ha gravi limitazioni motorie. E almeno un terzo presenta severe compromissioni delle attività di cura personale o strumentali. Ostacoli gravi, dunque, per affrontare la vita quotidiana.

Aiuti inadeguati

Una situazione da allarme rosso. Visto che una buona fetta di anziani soli (circa 100 mila) vive in carenza di risorse sociali e relazionali. Senza alcun aiuto né cure. Una fascia di persone che si colloca nella parte più bassa dei redditi. Candidate ad affollare ospedali. Residenze sanitarie assistenziali (Rsa). E case di riposo. Di qui l’esigenza di sostenerli in tutti i modi nelle loro abitazioni. Anche attraverso un robusto supporto sociale ed economico. Consentendo di rispondere agli effettivi bisogni di questi anziani. A garanzia del diritto pienamente esigibile all’assistenza. Secondo il principio dell’equità sociale. Con il potenziamento degli aiuti domiciliari. Per non costringere gli anziani a entrare in case di riposo. Sostenendoli sia dal punto di vista economico che sociale nelle loro abitazioni. Assistendoli nei bisogni quotidiani”.

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