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Luci e ombre di una scuola in ripartenza

Maddalena Gissi (CISL Scuola), Elvira Serafini (Snals-Confsal) e suor Anna Monia Alfieri (scuole paritarie) sul nuovo anno scolastico

Tutto pronto all’inizio della scuola. O quasi. Sono ancora diversi i nodi da sciogliere a pochi giorni dall’avvio del nuovo anno scolastico. Ma ci sono anche dei punti fermi. Il Piano Scuola – il DL n. 111 “Misure urgenti per l’esercizio in sicurezza delle attività scolastiche, universitarie, sociali e in materia di trasporti” pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 6 agosto – ha posto infatti come obiettivo prioritario il ritorno in presenza per tutti gli ordini e gradi.

Il Piano Scuola

Il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera a inizio mese al pacchetto di norme per la riapertura della scuola in presenza. Dal green pass per i docenti, all’uso della mascherina, alle regole per il distanziamento, il decreto approvato dal governo individua le principali misure per il rientro in aula, accompagnate da un apposito Piano operativo predisposto dal Ministero dell’Istruzione.

Il decreto legge approvato lo scorso 6 agosto prevede che nell’anno scolastico 2021/2022 l’attività scolastica e didattica della scuola dell’infanzia, della scuola primaria e della secondaria di primo e secondo grado dovrà essere svolta in presenza, fatte salve eventuali deroghe con ordinanze del Presidente della Regione o dei Sindaci per territori ricadenti in “zona rossa” o “arancione”.

Restano il metro di distanza e l’obbligo dell’uso delle mascherine, fatta eccezione per i bambini sotto i sei anni o per chi è affetto da patologie incompatibili con l’uso del dispositivo. Dove le condizioni strutturali-logistiche degli edifici scolastici non consentono il distanziamento di sicurezza interpersonale di un metro, è previsto sempre l’obbligo delle mascherine.

Resta ferma, come lo scorso anno, l’impossibilità di accedere o permanere nei locali scolastici in caso di sintomatologia respiratoria o temperatura corporea che supera i 37,5°. Rimangono confermati i protocolli impiegati lo scorso anno in presenza di soggetti risultati positivi al SARS-CoV-2 o di casi sospetti.

Il personale scolastico dovrà possedere il Green Pass, che costituisce requisito essenziale per lo svolgimento delle prestazioni lavorative. Questa disposizione non si applica al personale che, per motivi di salute, è esente dalla campagna vaccinale secondo i criteri indicati dal Ministero della Salute. I lavoratori fragili sono tutelati. Il Green pass non è previsto per studenti e studentesse.

Il Piano, che ha avuto anche l’ok di Regioni, Comuni e Province in Conferenza Unificata, è stato inviato alle Istituzioni scolastiche insieme ad uno specifico Protocollo di sicurezza per il settore scuola.

Se sulla carta le indicazioni del Piano Scuola sono chiare, l’applicazione pratica nei vari istituti scolastici è invece molto più complessa. In merito, abbiamo intervistato diverse voci rappresentative della scuola italiana, sia statale sia paritaria, al fine di presentare un quadro chiaro dei punti di forza del Piano e dei nodi ancora da sciogliere a pochi giorni dall’avvio del nuovo anno scolastico, il terzo dell’era Covid.

Gissi (CISL): “Vaccinazione atto di altissimo senso civico”

“Il problema della ripartenza scolastica non è il green pass; ma come gestirlo”, esordisce Maddalena Gissi, segretaria Generale CISL Scuola. La Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori – Scuola, nata nel 1997 dall’unione delle sigle sindacali SINASCEL (Sindacato Nazionale Scuola Elementare) e SISM (Sindacato Italiano Scuola Media), è numericamente il sindacato più rappresentativo del settore scolastico.

Maddalena Gissi, Segretaria Generale CISL Scuola

“Sul green pass richiesto al personale scolastico si moltiplicano discussioni spesso dai toni molto accesi – spiega Gissi – ma che quasi mai entrano nel merito delle questioni, numerose e complesse, di cui bisogna tener conto nella concreta gestione applicativa delle disposizioni di legge” affinché “le scuole e soprattutto i Dirigenti Scolastici non siano lasciati in balia di improvvisazioni e incertezze, impensabili su materie così delicate”.

“Abbiamo la necessità di rassicurare le scuole che devono poter procedere celermente e aiutare gli istituti in modo che i casi difficoltosi possano essere ridotti al minimo. Relativamente al personale che non può o non vuole vaccinarsi (lo ricordiamo: è un’esigua minoranza, la grande maggioranza del personale scolastico è già vaccinata) si sta procedendo alla possibilità di far fare loro dei tamponi rapidi direttamente a scuola”.

“Siamo invece preoccupati per i trasporti: mancano – ad oggi – alcuni interventi importati nelle procedure da applicare concretamente, al fine di far uscire le classi (anche se scaglionate) in orari definiti, non oltre l’orario pomeridiano”.

“Abbiamo inoltre chiesto al ministro Bianchi di fare un monitoraggio delle grandezze delle aule affinché il distanziamento venga assicurato ed, eventualmente, venga aumentato il numero delle aule grazie ai finanziamenti – arrivati già da qualche mese – per l’edilizia scolastica. Finanziamenti che potrebbero risolvere il problema atavico delle ‘classi pollaio’“.

“Il personale che prenderà servizio a settembre è quasi al completo grazie alla novità introdotta dal Miur della graduatoria informatica per l’assunzione del personale precario che ha permesso di trovare insegnanti in tempi brevi, nonostante le difficoltà legate al Green Pass. Il ministro Bianchi ha inoltre calendarizzato un incontro con tutte le parti per il prossimo 3 settembre durante il quale si farà il punto finale sulla ripartenza”.

“L’aspetto indubbiamente positivo del Piano Scuola – evidenzia Gissi – è che tutte le parti in causa stanno chiedendo la ripartenza in presenza; non ci sarà – come avvenuto in alcuni casi lo scorso anno – un’autogestione delle Regioni sulla DAD. Nel Piano Scuola c’è un vincolo e delle regole precise alle quali tutti sono chiamati ad attenersi. Quest’anno, a nostro dire – benché ci siano ancora aspetti da chiarificare con il CTS, come l’uso della mascherina in classe – la ripartenza sarà meno problematica di quella dello scorso anno”.

“Noi, come sindacato, lavoriamo al fianco del Governo per tutti i lavoratori e le lavoratrici del comparto scuola; ma anche per tutte le famiglie italiane, affinché venga garantito uno svolgimento in presenza e in sicurezza delle attività scolastiche. Operiamo inoltre per il bene comune appoggiando gli appelli delle Istituzioni e del Capo dello Stato sulla necessità – salvo problemi di salute – della vaccinazione come atto di altissimo senso civico. Papa Francesco parla di vaccinazione come ‘atto d’amore’; noi della Cisl – conclude Gissi – operiamo affinché tutti scelgano di vaccinarsi. Per una scuola aperta e sicura; per una società attenta e responsabile”.

Serafini (SNALS): “Necessario investimenti nell’edilizia scolastica”

Sul Piano Scuola è intervenuto, nei giorni scorsi, anche il Sindacato Nazionale Autonomo Lavoratori Scuola (SNALS-CONFSAL), con una nota a firma del Segretario Generale dello Snals-Confsal, Elvira Serafini.

Elvira Serafini, Segretaria Generale Snals-Confsal

“Lo Snals ritiene che il Piano Scuola sia stato elaborato sulla scorta di un documento, il verbale del CTS del 12 luglio, connotato da diverse raccomandazioni ma da poche indicazioni precise con il rischio di scaricare sulle scuole la responsabilità di delicate scelte per la sicurezza di alunni e personale”.

“Sul problema dell’obbligo vaccinale ricordiamo che quasi il 90% del personale scolastico è già vaccinato. – evidenzia Serafini -. Sarebbe il caso che il governo prendesse in considerazione con più attenzione il problema delle classi sovraffollate per le quali non si è fatto nulla di concreto e quello dei nodo trasporti”.

“Vorremo che il governo comprendesse che senza una radicale inversione di tendenza nella politica degli investimenti nell’edilizia scolastica e nei trasporti, l’incremento di qualche punto percentuale dei docenti vaccinati non servirà a granché”, conclude la dirigente sindacale.

Suor Anna Monia Alfieri per una scuola paritaria libera

“In queste ore deve essere chiaro che il futuro del Paese passa dalla scuola. Una scuola che deve ripartire in presenza per tutti. Solo se riparte la scuola in presenza per tutti gli studenti sarà possibile completare celermente il percorso di autonomia, parità e libertà di scelta educativa, con una scuola statale autonoma e una scuola paritaria libera“. E’ il commento a In Terris di Suor Anna Monia Alfieri, religiosa delle Marcelline da anni impegnata in favore delle scuole paritarie e del “costo standard di sostenibilità” quale criterio principale per il finanziamento scolastico. Per il suo instancabile impegno nella difesa del pluralismo educativo, suor Monia (che all’invidiabile preparazione culturale aggiunge un’altrettanto invidiabile fede religiosa) è stata insignita lo scorso 17 novembre dell’Ambrogino d’Oro, l’onorificenza annualmente conferita dal comune di Milano alle persone ed associazioni che hanno saputo dare un contributo speciale alla città.

Suor Anna Monia Alfieri e la medaglia dell’Ambrogino d’Oro

“Con il buono scuola – spiega suor Monia – si darà alla famiglia la possibilità di scegliere tra scuola statale e paritaria; che questo sia possibile lo si evince dal decreto legge Sostegni Bis che stanzia 60 mln di euro a seconda del numero di allievi (quindi si guarda a questi ultimi) che frequentano le scuole paritarie, che in questi giorni sono impegnate a rendere pubblici l’organico, il bilancio, le risorse. Tutto materiale già pronto, se non fosse per la scadenza tecnica caduta in pieno agosto dopo che i dipendenti hanno preso alcuni giorni di riposo con le famiglie. Ma l’operazione trasparenza non sarà bloccata dall’afa: la volontà di ripartire in presenza è granitica”.

“Sono lontani i tempi in cui la DAD veniva esaltata oltre ogni misura ragionevole; doveva servire nell’immediato, ma si è trascinata troppo a lungo – evidenzia suor Monia -. Nulla mai sostituirà la lezione in presenza, il calore di uno sguardo adulto, la bellezza di una spiegazione che apre l’intelligenza, una richiesta di chiarimento piazzata al momento giusto, l’occhiata furtiva alla compagna del cuore, lo sguardo riconoscente per il suggerimento arrivato al volo… Non sono quisquilie, per gli studenti!”.

“Sulla necessità della scuola in presenza è sufficiente ragionare anche sul fatto che solo in Puglia quest’anno 11mila ragazzi sono usciti dal circuito scolastico. Questo vuol dire che sono stati consegnati in mano alle mafie e alla camorra. Sono giovani e giovanissimi che non hanno una famiglia alle spalle, che vivono in povertà. Dove c’è miseria anche culturale e disperazione per motivi economici basta un attimo per passare dalla scuola alla strada. In Puglia, Campania Calabria e Sicilia i tassi di abbandono scolastico sono molto più alti che nel resto d’Italia e d’Europa. Si va dal 27% al Sud al 12% del Nord; in Europa il tasso complessivo è pari al 10%. Numeri da brividi, per l’Italia”.

“Non possiamo prescindere da queste premesse che sono anche le priorità che ci obbligano a prendere le distanze da sterili polemiche con il rischio che per il terzo anno scolastico di seguito la scuola riparta a macchia di leopardo per colpa di qualcuno. I politici, questa volta, ci hanno dato una grande lezione, mettendo da parte il simbolo del partito di appartenenza, anteponendo a tutto i ragazzi, la scuola, il Paese. Come disse il premier Mario Draghi: certi cambiamenti avvengono se li vogliamo. E noi li vogliamo. Siamo all’ultimo miglio di una scuola che riparte con l’obiettivo di divenire finalmente autonoma, libera, per tutti“.

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