La fede testimoniata nell’inferno dei gulag. Il martirio di Gertrude Detzel. “Questa donna coraggiosa è riuscita a preservare la sua fede in condizioni difficilissime. Nella situazione della repressione staliniana. E ha anche predicato senza paura Gesù Cristo ai prigionieri del gulag”, spiega all’agenzia missionaria vaticana Fides il postulatore della causa di beatificazione. Padre Ruslan Rakhimbernov.
Fede eroica
La Chiesa cattolica in Kazakhstan ha ufficialmente aperto la fase diocesana. Nel processo di beatificazione di Gertrude Detzel. Laica cattolica. Incamminata verso gli onori degli altari. “Ha influenzato lo sviluppo di vocazioni sacerdotali e monastiche. Attraverso la sua fede fervente. E il suo esempio di vita”, evidenzia monsignor Adelio Dell’Oro. Vescovo della diocesi di Karaganda. Città dove la serva di Dio ha risieduto. Fino alla morte. Avvenuta nel 1971.
Annuncio del Vangelo
Fin da bambina, Gertrude Detzel desiderava consacrarsi a Dio. E diventare suora. Per offrire la sua esistenza all’annuncio del Vangelo. Si scontrò, però, con la realtà dell’Unione Sovietica. E’ diventata, però, una servitrice di Dio nel mondo. Ha annunciato la Buona Novella. E ha istruito le persone con la sua parola. Con la preghiera. E soprattutto con l’esempio di una vita santa. “Particolarmente preziosa e necessaria. In assenza di sacerdoti e di chiese aperte”, aggiunge il presule. Nel 1941, con l’inizio della guerra, Gertrude Detzel fu deportata nella città di Pakhta Aral. Nel Kazakhstan meridionale. Dove raccoglieva cotone. E continuava il suo ministero di preghiera. E di evangelizzazione. Conducendo nel silenzio le persone a Dio. Subì numerosi trasferimenti e condanne ai lavori forzati. Nel 1956 le permisero di lasciare l’ultimo campo in cui era stata deportata. E si trasferì a Karaganda. Dove si dedicò totalmente a servire i tanti credenti della zona.