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La cooperazione e la ripartenza dopo la pandemia

Parliamo con il Dottor Maurizio Gardini - Presidente di Confcooperative - delle nuove sfide che attendono il mondo della cooperazione nel post pandemia in occasione della Giornata Internazionale delle Cooperative

Oggi ricorre la Giornata Internazionale delle Cooperative che è stata istituita dall’O.N.U. nel 1995 che quest’anno avrà lo slogan “Ricostruire meglio insieme” al fine di esemplificare la resilienza e la solidarietà che il mondo della cooperazione ha saputo porre in essere di fronte alla pandemia da Covid – 19. In Terris ha avuto l’onore di intervistare in merito a questo importante tema il Dottor Maurizio Gardini, dal 2013 Presidente di Confcooperative, la principale organizzazione di rappresentanza delle cooperative italiane.

– Che significato ha per Lei la Giornata Internazionale delle Cooperative?

“La Giornata internazionale delle cooperative è un appuntamento denso di significato. Nata su iniziativa dello stesso movimento cooperativo nel 1923 è stato riconosciuto dall’Onu a partire dal 1995. È un’occasione per far conoscere il valore e il ruolo economico e sociale che la cooperazione ha nel mondo. Cito solo qualche dato per far comprendere la portata del fenomeno cooperativo mondiale. Nel mondo sono attive 3 milioni di cooperative che danno lavoro a 280 milioni di persone, il 10% della forza lavoro, ogni 10 lavoratori almeno 1 presta la propria attività in una cooperativa. Le prime 300 cooperative per dimensioni generano un fatturato aggregato di 2.100 miliardi di dollari, cifra che supera nettamente il Pil del Canada. Il tema scelto quest’anno è la ricostruzione, la ripartenza dopo la sosta forzata dovuta alla pandemia.  La ricostruzione che vogliamo noi cooperatori è quella di un mondo più equo e sostenibile, per realizzarlo c’è bisogno di lavorare insieme”.

– In che modo il mondo della cooperazione sta rispondendo alle nuove sfide sociali ed economiche poste dalla pandemia da Covid-19?

“Durante la pandemia, in Italia, ma non solo, le cooperative hanno continuato a garantire i servizi essenziali senza soluzione di continuità. Nei piccoli centri come nelle grandi città i cooperatori hanno rappresentato una sorta di resistenza civile, sociale ed economica che ha contribuito a mantenere in piedi le nostre comunità. Ci sono stati operatori sanitari che hanno preferito restare nelle Rsa senza far ritorno a casa dai loro cari per settimane per evitare di contagiare gli anziani. Ma potrei citare i lavoratori della grande distribuzione che con i soci delle cooperative agroalimentari e dei trasporti hanno garantito la disponibilità degli approvvigionamenti. O coloro che hanno sanificato i posti di lavoro per evitarne la chiusura. La cooperazione e i cooperatori hanno risposto nel solo modo che conoscono, facendosi carico dei bisogni trasformando il lavoro in una missione”.

– Quali evoluzioni normative auspicherebbe il mondo della cooperazione al fine di rispondere in maniera più celere ai bisogni emersi in questo frangente storico?

“Per poter utilizzare e valorizzare al meglio i fondi previsti dal Pnrr il nostro paese deve affrontare con estrema risolutezza una stagione riformatrice in grado di trasformare in modo radicale interi ambiti dell’economia e della società. Penso al tema della semplificazione, a quello della giustizia, a quello più in generale dell’economia. Come cooperative confidiamo nell’azione di questo esecutivo e nella sua capacità di dare vita a un ecosistema che permetta alle cooperative, come a tutto il mondo delle imprese, di poter svolgere il proprio lavoro in un sistema con regole certe, eque, che favoriscano modelli di sviluppo sostenibili dal punto di vista economico, sociale e ambientale. Tutte le riforme che vanno in questa direzione trovano il nostro convinto appoggio”.

– Quali sfide e quali opportunità pone il futuro al mondo della cooperazione nella sua totalità?

“Negli ultimi anni stiamo assistendo a una sorta di rincorsa, non dichiarata, delle altre forme di impresa al modello cooperativo: la centralità della persona, l’inclusione, la responsabilità intergenerazionale, le questioni di genere e di generazione, la sostenibilità ambientale e sociale tutti temi che sono stati sempre delle priorità del mondo cooperativo. Non possiamo che guardare con piacere a questo rinnovato interesse anche delle altre imprese nei confronti di questioni che sono nel dna del nostro mondo. Eppure, spesso l’immagine percepita della cooperazione resta macchiata da fenomeni di “mala cooperazione”, di chi fa ricorso al modello cooperativo in modo strumentale per perseguire finalità illecite generando un doppio danno alla cooperazione vera, reputazionale ed economico. Ecco, tra le tante sfide che la cooperazione è chiamata ad affrontare credo che quello della valorizzazione della cooperazione autentica e della marginalizzazione dei fenomeni distorsivi sia una reale priorità, non ne va solo del nostro buon nome ma anche della possibilità di continuare a fare impresa così come l’abbiamo fatta negli ultimi 250 anni”.

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