Nel 2020, sono in condizione di povertà assoluta poco più di due milioni di famiglie (7,7% del totale in crescita dal 6,4% del 2019) e oltre 5,6 milioni di individui (al 9,4% dal 7,7%). Lo rileva l’Istat spiegando che dopo il miglioramento del 2019, nell’anno della pandemia la povertà assoluta aumenta raggiungendo il livello più elevato dal 2005 , inizio delle serie storiche. Per quanto riguarda la povertà relativa, le famiglie sotto la soglia sono poco più di 2,6 milioni (10,1%, da 11,4% del 2019).
Le statistiche dell’#istat sulla povertà: nel 2020 torna a crescere la povertà assoluta che coinvolge poco più di due milioni di famiglie (7,7% del totale da 6,4% del 2019) e oltre 5,6 milioni di individui (9,4% da 7,7%) https://t.co/rNbrRROSc4 pic.twitter.com/ZFc5KZ9v2n
— Istat (@istat_it) June 16, 2021
Reddito di cittadinanza ed ammortizzatori
Grazie al reddito di cittadinanza, agli ammortizzatori sociali e al reddito di emergenza messi in campo per fronteggiare la crisi economica innescata dalla pandemia da Covid comunque si è ridotta l’intensità della povertà assoluta che misura in termini percentuali quanto la spesa mensile delle famiglie povere è in media al di sotto della linea di povertà (cioè “quanto poveri sono i poveri”) . Questa intensità si è ridotta dal 20,3% al 18,7% in tutte le ripartizioni geografiche.
La soglia di spesa delle famiglie
La soglia di spesa delle famiglie per considerarle in povertà assoluta cambia a seconda della composizione della famiglia e dell’area e il comune di residenza e passa da 569,96 euro per un adulto (18-59 anni) residente in un piccolo comune del Sud a 1.970,27 euro per una famiglia di cinque componenti con tre minori residente al centro di un’area metropolitana del Nord.
Nel 2020, l‘incidenza di povertà assoluta è più elevata tra le famiglie con un maggior numero di componenti: è al 20,5% tra quelle con cinque e più componenti e all’11,2% tra quelle con quattro; si attesta invece attorno all’8,5% se si è in tre in famiglia. La situazione si fa più critica se i figli conviventi, soprattutto se minori, sono più di uno e tra le famiglie monogenitore. Proprio per queste ultime si registra il peggioramento più deciso rispetto al 2019 (da 8,9% a 11,7%).
L’incidenza di povertà è invece più bassa, al 5,6%, nelle famiglie con almeno un anziano e scende al 3,7% tra le coppie in cui l’età della persona di riferimento della famiglia è superiore a 64 anni (nel caso di persone sole con più di 64 anni l’incidenza è pari al 4,9%).
Andamento decrescente
In generale, la povertà familiare presenta un andamento decrescente all’aumentare dell’età della persona di riferimento; generalmente, infatti, le famiglie di giovani hanno minori capacità di spesa poiché dispongono di redditi mediamente più bassi e hanno minori risparmi accumulati nel corso della vita o beni ereditati.
La povertà assoluta riguarda il 10,3% delle famiglie con persona di riferimento tra i 18 e i 34 anni e il 5,3% di quelle con persona di riferimento oltre i 64 anni. Rispetto al 2019 l’incidenza di povertà cresce tra le famiglie con persona di riferimento di 35-44 anni (da 8,3% a 10,7%) e tra quelle in cui la persona di riferimento ha fra i 45 e i 54 anni (da 6,9% a 9,9%).
La diffusione della povertà diminuisce al crescere del titolo di studio. Se la persona di riferimento ha conseguito almeno il diploma di scuola secondaria superiore l’incidenza è pari al 4,4% mentre si attesta al 10,9% se ha al massimo la licenza di scuola media. Sono state particolarmente colpite nel confronto con il 2019 anche a causa della pandemia le famiglie con persona di riferimento occupata (l’incidenza passa dal 5,5% al 7,3%), sia dipendente sia indipendente: per le famiglie con persona di riferimento inquadrata nei livelli più bassi l’incidenza passa dal 10,2% al 13,2%, fra i lavoratori in proprio dal 5,2% al 7,6%. Stabile invece, rispetto al 2019, il valore dell’incidenza per le famiglie con persona di riferimento ritirata dal lavoro e fra coloro che sono in cerca di occupazione.