Ad ovest l’Africa brucia. “La subregione dell’Africa occidentale sta purtroppo diventando il bastione del terrorismo nel continente. Una situazione che diventa sempre più preoccupante”, spiega a Fides padre Donald Zagore. Il teologo ivoriano della Società per le Missioni Africane esprime tutta la sua preoccupazione. E l’allarme per la situazione dell’area. Si estende il conflitto tra forze governative e gruppi armati. Legati a Isis e al-Qaeda. Nella parte occidentale del Sahel. Devastata gran parte della regione nell’ultimo decennio. L’effetto è una crescente crisi umanitaria. 7.000 persone sono morte a causa dei combattimenti lo scorso anno. E, secondo l’Onu, le continue violenze hanno aggravato lo sfollamento interno. Oltre due milioni di persone.
A ovest l’Africa brucia
Aggiunge padre Zagore: “Aumentano gli sfollati e i morti. Intere popolazioni vivono in condizioni di totale precarietà. Non ce la fanno più. Instabilità politica quasi permanente. Violazione dei valori democratici. Corruzione su vasta scala. Povertà sempre più accentuata. Ascesa al potere dei cartelli della droga e dell’oro clandestino. Che contribuiscono enormemente al finanziamento del terrorismo. Ad uscirne distrutte sono le condizioni sociali, politiche ed economiche in questa parte dell’Africa”.
Disuguaglianze sociali
In Mali, Burkina Faso e Niger la disoccupazione giovanile e la mancanza di opportunità economiche sono la causa principale della violenza. Spingendo molti giovani a unirsi a gruppi armati. In Africa Occidentale un’ élite dell’1% possiede ricchezza più di tutto il resto della popolazione. E i governi non fanno abbastanza per ridurre la disuguaglianza. Attraverso politiche come la tassazione e la spesa sociale.