Carla Fracci è stata una ballerina italiana, considerata una delle più grandi ballerine del ventesimo secolo, tanto che nel 1981 il New York Times la definì prima ballerina assoluta. Per approfondire la sua storia, in suo ricordo, abbiamo intervistato Enrico Rotelli. Scrittore e biografo della celebre etoile, grazie alle sue parole ci ha permesso di conoscerla meglio e di ripercorrere il suo incredibile percorso nel mondo dello spettacolo.
L’intervista al biografo Enrico Rotelli
Enrico lei ha scritto la biografia di Carla Fracci, ha conosciuto l’etoile e la donna: figlia di un tranviere e di un’operaia, da bambina voleva fare la parrucchiera, ma a dieci anni è già alla scuola di ballo del teatro la Scala. Carla Fracci era orgogliosa della sua storia? Quanto le sue origini hanno influenzato il carattere della grande?
“Sì, sicuramente. Lei era figlia di persone semplici: il papà era un tranviere e la mamma un’operaia. Riesce ad entrare nella scuola della Scala proprio perché era gratuita. Da bambina voleva fare la parrucchiera ed accompagnava i genitori in una sala da ballo la sera. Una signora amica dei genitori dice loro che la bambina aveva molta musicalità e consigliò di scriverla alla scuola di ballo. All’inizio si annoiava perché pensava di trovare balli divertenti ed invece ogni giorno c’erano esercizi alla sbarra, sacrifici, regole… c’è voluto tempo prima che si appassionasse alla danza classica. Però vedere i genitori lavorare in modo costante, con impegno e determinazione propri della classe operaia le ha permesso di aver un’indole che non si arrendeva mai”.
Carla Fracci sale sui palcoscenici di tutto il mondo, interpretando oltre 200 ruoli e danzando con altri grandi come lei: da Nureyev a Vassiliev. Ma non solo: Carla Fracci è l’artista che ha reso “pop” la danza classica, ha ballato con le gemelle Kessler, Heather Parisi… aveva in sé uno spirito ribelle per l’ambiente della danza classica?
“Lei addirittura si considerava la terza gemella Kesler perchè condivideva con loro la stessa data di nascita e poi aveva dei bei legami anche con altre ballerine della tv come ad esempio Heather Parisi. Ciò era dettato da due cose: dalla sua curiosità e gioia di condividere la danza anche con il divertimento del varietà televisivo e poi perché lei desiderava che la danza non fosse solo relegata ai teatri e quindi per un pubblico sofisticato ma che arrivasse a tutti. Per questo andava in tv, per avvicinare la danza al pubblico”.
Controcorrente anche nel voler diventare mamma, cosa non facile per una danzatrice… siamo nel 1969, Carla Fracci danza sino al sesto mese di gravidanza… in molte in quegli anni avevano rinunciato. Ma lei no. Perché?”
“C’era una sorta di regola non scritta che le ballerine di danza classica non avessero figli, ma per lei era molto importante la maternità. Ha sempre detto che suo figlio Francesco è stato il suo più grande successo e quindi ha combattuto perché ha voluto fortemente avere un figlio, così come prima ha voluto fortemente sposarsi con suo marito Beppe Menegatti. Per lei la presenza del figlio e l’esistenza della famiglia e l’intimità della vita domestica erano fondamentali. Così come era fondamentale la sua intimità nel camerino prima o dopo una esibizione. Faceva parte del suo essere questo suo bisogno di famiglia”.
A proposito di Beppe Menegatti, la loro storia d’amore è ammirata da tutti, oltre 50 anni di matrimonio. Che legame avevano?
“Si sono conosciuti alla Scala perché Beppe Menegatti era l’assistente di Luchino Visconti e stavano cercando una figura per “Mario il drago” quando notano questa ragazza. E’ questo il momento in cui Beppe vede Carla per la prima volta. E’ stato un matrimonio in tutti i sensi, dalla famiglia al lavoro lui l’ha sempre seguita in tutto. E’ colui che ha fatto in modo che oltre al suo talento, alle sue capacità, Carla avesse anche questa sua capacità di comunicare la sua danza. Ad esempio da lui nasce l’idea di vestirsi sempre di bianco e quindi riconoscibile: un’idea nata con la gravidanza e che poi è restata per tutta la vita di Carla e questo l’ha resa riconoscibile”.
Qual è il ricordo che lei si porta dentro di Carla Fracci, lei che ha raccolto le sue confidenze e ha raccontato la vita di un’artista conosciuta in tutto il mondo?
“Una donna non assolutamente legata al passato, pensava sempre al futuro. Tant’è che all’inizio del nostro lavoro, ci incontravamo una volta alla settimana per lavorare, scrivere. Ci sedevamo sul divano e mi raccontava la sua vita, in teoria, ma a lei non piaceva tanto parlare del passato tant’è che una volta mi disse proprio che non aveva voglia e mi ha detto: ‘raccontami tu la tua vita…’. E poi ricordo con affetto che ogni tanto mi offriva il prosecco o una fetta di salame perché così poteva mangiarla anche lei! Questo perché lei era sempre legata ai gesti semplici della sua infanzia, nella campagna lombarda”.
Quindi, nonostante l’enorme successo, Carla Fracci non si è mai lasciata condizionare ed ha sempre rivendicato con orgoglio le sue origini?
“Esatto, le sue origini erano parte di lei, non ha mai dimenticato da dove veniva e non si è mai fatta travolgere dal successo, dalle copertine, dalla televisione, dal teatro o dalle persone che ha incontrato come la regina Elisabetta… ma per lei era sempre quella ragazza lì, quella ragazza che il papà chiamava “nervosetti” che in milanese vuol dire nervosetta. Quella persona semplice con il fuoco dentro che tutte le mattine era in sala prove in prima posizione nonostante il successo che fa piacere. Fa piacere aver ricevuto una poesia di Montale, essere stata sui palcoscenici più importanti del mondo… ma al mattino tutti in sala prove!”.
In che cosa Carla Fracci può essere un esempio per le giovani generazioni?
“Alle giovani generazioni Carla Fracci può lasciare l’esempio della determinazione e nel fatto di non ascoltare il chiacchiericcio dei compagni o di qualsiasi altra persona che in qualche modo riescono a distruggerci se li ascolti che poi è quello che aveva detto la sua maestra ai suoi compagni: fate come Fracci che le cose le entrano da un orecchio e le escono dall’altro, si impegna al massimo e non ascolta nessuno, soprattutto quelli che vogliono togliere il piacere, il lavoro da sotto i piedi”.