A sei danni dalla morte di Marco Vannini, la Cassazione ha confermato le condanne definitive per i componenti della famiglia Ciontoli, che “stasera si costituirà in carcere” ha fatto sapere un dei loro difensori, Giandomenico Caiazza. Gli imputati avevano presentato ricorso che i giudici della Quinta sezione penale di Piazza Cavour hanno rigettato, confermando le pene.
Le condanne
Vannini è morto la sera tra il 17 e il 18 maggio 2015 a casa dei Ciontoli, a Ladispoli, dove si trovava con la sua fidanzata Martina Ciontoli. Antonio Ciontoli, il padre della ragazza che aveva esploso il colpo di pistola che aveva ferito Marco, aveva ricevuto una condanna a 14 anni dalla Corte d’Assise di Appello di Roma per omicidio con dolo eventuale. Lo scorso settembre, al processo d’appello bis, la moglie Maria Pezzillo e i loro figli Martina e Federico erano stati condannati a nove anni e quattro mesi per concorso anomalo in omicidio volontario. Se la pena rimane la stessa, c’è però una novità: i giudici hanno modificato il concorso anomalo in omicidio volontario in concorso semplice, “attenuato dal minimo ruolo e apporto causale”. Caiazza, ha commentato: “Non riesco a comprendere come sia possibile aver confermato una sentenza così errata per i familiari dei Ciontoli”.
Il sogno
“Una settimana fa ho sono sognato Marco che mi diceva “Mamma andrà tutto come deve andare stai tranquilla”. Questa cosa si è avverata”, ha detto commossa la madre di Vannini, Marina Conte, “ora giustizia è fatta“. Un gruppo di amici e conoscenti del giovane di Cerveteri attendeva la sentenza della Cassazione in Piazza Cavour, e hanno accolto l’esito con la scritta “Giustizia e fatta” e con un applauso rivolto ai genitori di Marco. Il padre, Valerio Mannini, ha detto: “Gli avevamo promesso un mazzo di fiori se fosse stata fatta giustizia e domani è la prima cosa che farò”.