Sembra quasi strano parlare di un Sofagate in un momento storico in cui tutto il mondo fa i conti con la pandemia. Eppure, lo scivolone sul bon ton che ha visto protagonisti il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, e il presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan, rischia di fare ben più danni di una semplice infrazione del galateo. Ormai non è più solo questione di aver lasciato la malcapitata presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, priva di una sedia nell’incontro formale con il leader turco durante la sua visita ad Ankara. Il confinamento della leader europea ha provocato effetti collaterali che, probabilmente, in pochi si sarebbero aspettati.
Lo stallo Italia-Turchia
Mario Draghi ha apertamente criticato l’atteggiamento del presidente turco, estendendo l’osservazione, indirettamente, anche ad altri ambiti. Il che non ha mancato di provocare delle reazioni precise, non solo in termini diplomatici. La convocazione dell’ambasciatore è stato solo il primo passo. Ankara sembra aver deciso di attendere le scuse ufficiali del premier (che per ora non appare intenzionato a tornare sui suoi passi) disponendo il congelamento dei contratti commerciali stipulati con le aziende italiane. Un rischio paralisi che mette in forse un giro d’affari da 10 miliardi di euro circa all’anno. Più una minaccia che un’azione effettiva ma, al momento, lo spauracchio sembra sufficiente a far tremare i rapporti commerciali fra Italia e Turchia. Di fatto, un colpo alla cooperazione, proprio quella che Draghi auspicava (nello stesso discorso) di mantenere.
L’accusa della Francia
Nel frattempo, anche la Francia mostra poco apprezzamento nei confronti di quanto accaduto a Von der Leyen. Anzi, secondo il ministro francese per l’Europa, Clement Beaune, la Turchia avrebbe “ordito una trappola” nei confronti della presidente della Commissione europea. Un comportamento giudicato non solo in contravvenzione a tutte le regole dell’ospitalità ma anche “un atto deliberato contro di noi”, addirittura “un insulto”. E ricalca le parole di Mario Draghi (che aveva parlato di atteggiamenti dittatoriali), individuando una “deriva autoritaria” da parte di Ankara. Un segnale anche ai Paesi europei e all’atteggiamento che dovranno assumere nei confronti del partner turco. Altro che Sofagate.