“Preghiamo per tutte le vittime della violenza, in particolare per quelle dell’attentato avvenuto questa mattina in Indonesia, davanti alla Cattedrale di Makassar”. Risuona attraverso queste parole la preghiera di Papa Francesco, per quella che si è palesata come una giornata di dolore nella città indonesiana. Nella quale gli incubi di Surabaya e degli attacchi in Sri Lanka si sono materializzati senza, fortunatamente, sortire gli stessi effetti. Un tentativo di strage messo in atto da due kamikaze, mentre la comunità cristiana si riuniva per celebrare la Domenica delle Palme. Quattordici feriti, ma il bilancio sarebbe potuto essere ben più drammatico. Un atto di violenza in apertura della Settimana Santa che ha riportato alla mente le stragi di Pasqua avvenute nel 2019 e che, ancora una volta, ci ricordano come il folle fuoco terrorista non dorma nemmeno durante un periodo di emergenza globale.
Il Papa: “Nelle crisi, il maligno semina sfiducia”
Il Santo Padre ricorda anche questo nella sua preghiera dell’Angelus domenicale: “Per la seconda volta la viviamo nel contesto della pandemia. L’anno scorso eravamo più scioccati, quest’anno siamo più provati. E la crisi economica è diventata pesante. In questa situazione storica e sociale, Dio cosa fa? Prende la croce. Gesù prende la croce, cioè si fa carico del male che tale realtà comporta, male fisico, psicologico e soprattutto male spirituale, perché il Maligno approfitta delle crisi per seminare sfiducia, disperazione e zizzania”.
La via crucis quotidiana
Un avvertimento alla vigilanza, ma anche un appello: “E noi? Che cosa dobbiamo fare? Ce lo mostra la Vergine Maria, la Madre di Gesù che è anche la sua prima discepola. Lei ha seguito il suo Figlio. Ha preso su di sé la propria parte di sofferenza, di buio, di smarrimento e ha percorso la strada della passione custodendo accesa nel cuore la lampada della fede. Con la grazia di Dio, anche noi possiamo fare questo cammino. E, lungo la via crucis quotidiana, incontriamo i volti di tanti fratelli e sorelle in difficoltà: non passiamo oltre, lasciamo che il cuore si muova a compassione e avviciniamoci”. Ricorda il Papa: “Sul momento, come il Cireneo, potremo pensare: “’Perché proprio io?’. Ma poi scopriremo il dono che, senza nostro merito, ci è toccato”.