Con il passaggio della Sardegna in zona arancione da lunedì 22 e per le prossime 2 settimane, sono chiusi in tutta Italia, per il servizio al tavolo e al bancone, i 360mila bar, ristoranti, pizzerie ed agriturismi presenti lungo l’intera Penisola. La perdita stimata in questo periodo è pari a circa 3,2 miliardi per il lockdown di tutti i servizi di ristorazione fino a dopo le feste di Pasqua e Pasquetta. Duramente colpiti sono gli oltre 24mila agriturismi presenti in Italia proprio nel momento dell’arrivo della primavera che è particolarmente apprezzata dagli amanti della campagna per assistere al risveglio della natura con piante, fiori e uccelli migratori, ma anche delle attività agricole con i lavori di preparazione dei terreni, la semina e la raccolta delle primizie da portare in tavola.
Si tratta di una vera mazzata per l’intero sistema della ristorazione con le difficoltà che si aggravano e travolgono a valanga interi settori dell’agroalimentare Made in Italy con vino e cibi invenduti. Si calcola che 300 milioni di chili di carne bovina, 250 milioni di chili di pesce e frutti di mare, circa 200 milioni di bottiglie di vino e ancora formaggi e ortofrutticoli, non siano mai arrivati nell’ultimo anno sulle tavole dei locali con decine di migliaia di agricoltori, allevatori, pescatori, viticoltori e casari che soffrono insieme ai ristoratori e che necessitano di indennizzi veloci ed adeguati.
Anche alla luce dell’avanzare della campagna di vaccinazione, assolutamente da accelerare, è importante iniziare a pensare alle riaperture in sicurezza dei locali della ristorazione dove sono state adottate importanti misure, quali il distanziamento dei posti a sedere, il numero strettamente limitato e controllabile di accessi, la registrazione dei nominativi di ogni singolo cliente ammesso. Una nota positiva la vogliamo invece trovare nell’apertura di vivai, fioristi, garden, etc.
Con l’arrivo della primavera quasi 1 italiano su 2 prende in mano zappa e vanga dedicando parte del proprio tempo libero alla cura di verdure e ortaggi, piante e fiori, in vaso o negli orti, nei giardini e anche su balconi e terrazzi. Se in passato erano soprattutto i più anziani a dedicarsi alla coltivazione dell’orto, memori spesso di un tempo vissuto in campagna, adesso la passione si sta diffondendo anche tra i più giovani e tra persone completamente a digiuno di tecniche di coltivazione. Un boom determinato quest’anno dall’esigenza di svago nel lungo lockdown in zona rossa ma anche in molti casi per aiutare i bilanci familiari provati dalla crescente crisi, proprio come avveniva in tempo di guerra.
Il 33% degli italiani con il pollice verde ha deciso di esprimere la sua passione per l’agricoltura nel proprio giardino di casa, in terreni di famiglia ma anche in spazi pubblici o negli orti urbani messi a disposizione dalle pubbliche amministrazioni o a titolo gratuito o con affitti simbolici. Esiste poi una quota del 12% che sfoga l’amore per le piante su balconi e terrazzi, verande e davanzali con una vera e propria esplosione di piante e fiori che iniziano a punteggiare di verde e colori il grigio delle città. Si tratta di uno spaccato sociale importante che trova nella cura delle piante del verde un importante momento di sfogo contro ansia e stress generati dalla pandemia e dalle limitazioni agli spostamenti fuori casa.
Ma l’appuntamento con il piante e fiori, frutta e verdura a primavera è anche importante per salvare 27mila imprese con circa 200mila posti di lavoro nella filiera del florovivaismo Made in Italy che nell’ultimo anno, per le conseguenze dell’emergenza Covid, ha pagato un prezzo pesantissimo alla crisi causata dalla pandemia con un crack da 1,7 miliardi, con piante e fiori mandati al macero. Basti pensare alla cancellazione di matrimoni, eventi, cerimonie, fiere e feste. Riscopriamo quindi il bello del verde, anche su un piccolo balcone, un davanzale, o con un vaso di fiori in mezzo alla tavola, vivremo più sereni.