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Stili di consumo in pandemia. La quotidianità stravolta dal Covid

A partire dai consumi domestici, la pandemia ha determinato profondi stravolgimenti nella quotidianità degli italiani. Una radiografia dell' impatto a livello sanitario, economico e sociale

Gli stili di vita e di consumo in pandemia sono così rilevanti da orientare la resistenza individuale e collettiva alla crisi Covid. L’Università Carlo Cattaneo (Liuc) ha realizzato un’approfondita indagine sulle conseguenze dell’emergenza sanitaria e sociale sulla vita individuale e la condizione generale del Paese. Ne è capoprogetto l’economista Carolina Guerini, docente di Economia e gestione delle imprese. E coordinatore dell’indirizzo in Marketing della Laurea Specialistica in Economia e Direzione di Impresa alla Liuc. Lo studio indaga i nuovi stili di vita e di consumo. Alla luce di una ricerca “web based“. Che definisce “le modifiche intervenute a seguito della pandemia di Covid-19″. I ricercatori hanno rielaborato i big data raccolti. Con l’ausilio di una piattaforma (Business Intelligence Group) che supporta l’indagine.In particolare l’indagine è incentrata su un “panel on line”. Con un campione rappresentativo di mille famiglie italiane.

Indagini sugli stili di consumo

Ma è l’intero mondo accademico, scientifico e imprenditoriale a mobilitarsi per indagare le conseguenze degli stili di vita e di consumo sul contrasto alla crisi Covid. A partire dall’utilizzo delle risorse fondamentali. Sos acqua in pandemia, innanzi tutto. Al mondo per la mancanza d’acqua o per l’inquinamento delle fonti muoiono oggi più persone che per le guerre. In pandemia l’acqua diventa commodity, cioè materia prima preziosa. Da qui la necessità di tutela per l”oro blu”. Cioè l’acqua come risorsa tanto limitata quanto importante per il pianeta e la sua sopravvivenza. In Italia le reti idriche sono di proprietà pubblica. Ed è vietata la loro vendita a soggetti privati. Anche se la società acquirente avesse capitale interamente pubblico. Secondo il “World Resources Institute”, l’Italia nel 2040 sarà in una “situazione di stress idrico molto critica“.
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Attenzione diminuita in pandemia

L’arrivo della pandemia ha giocato un ruolo cruciale nel ridurre l’attenzione degli italiani sulla tematica acqua. Solo un intervistato su 4 ha infatti dichiarato di aver prestato attenzione ai consumi d’acqua nel corso dell’ultimo anno. Trascorso prevalentemente dentro casa. E in misura maggiore rispetto al passato. Ciò è confermato dal fatto che l’attenzione ai consumi d’acqua è aumentata solamente del 2% in un anno (2020: 73%, 2021: 75%). Mentre il discorso è completamente diverso per l’attenzione ai consumi di elettricità: dal 77% del 2020 all’86% del 2021. E gas: + 10%. Dal 79% del 2020 all’89% del 2021. Con la forbice che è oggi notevolmente ampliata.

Consapevolezza

Il focus è stato posto dai ricercatori sulla consapevolezza che tutti devono dare il loro contributo. Il 68% degli italiani, infatti, è convinto che il ruolo principale lo debbano avere i cittadini. Riducendo o comunque migliorando i propri consumi. Il 58% affida un ruolo importate ad enti pubblici che si occupano della manutenzione delle tubature. Il 54% ai governi, Che dovrebbero punire coloro che non adottano comportamenti corretti. Infine il 50%, alle aziende. Che devono impegnarsi a migliorare i processi produttivi. Quindi sono i singoli individui che devono provare, per primi, ad intervenire. E cambiare la situazione.

Idee confuse

In questa direzione, in 12 mesi di pandemia, gli italiani hanno scelto di adottare alcuni specifici comportamenti. Come chiudere il rubinetto quando non serve (73%). Fare docce più brevi (39%). Ed essere sicuri nell’usare lavatrice e lavastoviglie a pieno carico. Rispettivamente 65% e 44%, +3% rispetto al 2020. In riferimento a quest’ultimo punto, però, le idee non sono ancora così chiare. La maggior parte delle persone (66%) è cosciente del fatto che si consuma più acqua lavando i piatti a mano rispetto all’utilizzare la lavastoviglie. Riducendo il consumo da 122 litri a 12 litri per lavaggio. Con una differenza di 110 litri. Ma nonostante ciò il 70% tra i possessori di lavastoviglie continua a non attuare questo tipo di comportamento per tutelare l’ “oro blu”.
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Stravolgimenti

La pandemia  ha determinato grandi stravolgimenti nella quotidianità di ognuno di noi. Con un impatto estremamente rilevante a livello sanitario. Economico. Sociale. Oltreché in termini di priorità e interessi rispetto a tutte quelle tematiche non direttamente attinenti al virus stesso. Particolare riferimento, in questo senso, va alla tematica ambientale. E al ruolo primario che questa dovrebbe avere, sempre e comunque, nei pensieri degli Stati. Delle aziende. E dei cittadini. Lo studio Ipsos-Finish punta a aumentare questa consapevolezza. Da stimolare attraverso specifiche attività. Nuovi pensieri. Dibattiti. Cioè. spiegano i promotori del progetto, soluzioni utili a sviluppare una nuova e sempre più efficace gestione della risorsa. Coinvolgendo in prima battuta i più giovani, cioè i leader di domani. E agendo, poi, concretamente, in specifici settori della nostra quotidianità a salvaguardia dell'”oro blu”.
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Cosa è cambiato in pandemia

Lo studio qui riferito da Interris.it riguarda lo stato dell’arte. In termini di abitudini. Tutela. Spreco. E consumo dell’acqua in Italia. La ricerca permette di definire utili paragoni tra il prima e il dopo la pandemia. Per esempio tra i possessori di lavastoviglie (16.7 milioni di italiani) il numero di coloro che non sciacquano i piatti a mano prima di riporli nella macchina è aumentato del 4% in un solo anno. Passando dal 26% del 2020 al 30% del 2021. Ciò si concretizza in un incremento di oltre 700.000 famiglie che hanno smesso di sciacquare i piatti prima di metterli in lavastoviglie (da 4.3 milioni a 5 milioni di famiglie). Un cambiamento significativo, che determina un risparmio d’acqua di ben 38 litri ad ogni lavaggio. Facendo il calcolo sulla media di utilizzo dell’elettrodomestico in una settimana (4,56 volte), porta ad un risparmio aggiuntivo di oltre 6 miliardi di litri d’acqua in un anno. E corrisponde a circa 2.500 piscine olimpiche.

Effetto Covid

Dalla ricerca emergono anche aspetti particolarmente negativi. Con riferimento, ad esempio, alla scarsa percezione della realtà. Che ancora oggi governa i pensieri e i comportamenti degli italiani sul tema. Il 93% degli intervistati si considera sì molto attento all’ambiente. Le percentuali sono in significativo aumento con l’avanzare dell’età. 59% nella fascia 18-34. 60% in quella 35-44. 68% tra i 45-54. E 77% nella fascia 55-65. Ma anche nel 2021 solo 2 italiani su 10 ritengono che la scarsità d’acqua sia un problema generalizzato. Il 70% ritiene addirittura sia solo di competenza di specifiche aree del paese. In determinati periodi dell’anno. Inoltre, riguardo alle tematiche ambientali che preoccupano maggiormente gli italiani. Solo il 12% si è definito preoccupato dalla tematica acqua nel presente. Contro il 51% per la presenza di plastica nei mari. Il 49% per l’inquinamento atmosferico. Il 44% per la gestione dei rifiuti.

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