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Che il Recovery Plan includa una riforma strutturale della giustizia italiana

Dal Centro Studi Livatino una disamina sulla carenza strutturale di magistrati togati

Quando si vogliono affrontare problemi strutturali con strumenti d’emergenza, si manifesta inadeguatezza e miopia.

Questo avviene a ogni livello, tanto più in un conflitto con i principi costituzionali che regolano la comunità, limiti vincolanti per chi assume le decisioni politiche.

Come riporta in un articolo firmato da Francesco Farri il Centro Studi Livatino, la sentenza n. 41 del 17 marzo 2021 della Corte Costituzionale ha conclamato l’inadeguatezza delle decisioni politiche degli ultimi anni in materia di amministrazione della giustizia in Italia.

Non si può ricorrere ai giudici onorari per l’amministrazione “ordinaria”

In sintesi, la sentenza dichiara l’incompatibilità del sistematico ricorso alla figura dei giudici onorari per l’amministrazione della giustizia in Italia. I giudici onorari sono persone con funzioni giudicanti negli organi giudiziari della Repubblica, pur non essendo magistrati di professione.  Progressivamente sempre più coinvolte nella “giustizia minore”, hanno via via sostituito i pretori (giudici di pace), fino a comporre i collegi nelle corti d’appello e addirittura nella Corte di Cassazione. Questo per sopperire alla carenza strutturale di magistrati negli organici dell’amministrazione della giustizia.

Queste figure non potrebbero esercitare questi ruoli se non “in via eccezionale e temporanea”, e forse c’è una correlazione tra i problemi strutturali della giustizia italiana e questa modalità di “utilizzo” di tali figure.

In ogni caso, la decisione della Corte Costituzionale pone l’attenzione sulla barcollante gestione dell’amministrazione della giustizia in Italia. Risulta quindi arrivato il momento che la politica di attui valori costituzionali affrontando i bisogni inderogabili della comunità.

La decisione presa al momento giusto

La decisione della Consulta arriva forse nel momento cruciale per la vita del Paese: adesso infatti si potrebbero rinvenire quei fondi necessari a risolvere gli endemici problemi. Il cronico affanno della giustizia in Italia può quindi ora essere affrontato direttamente, aumentando il numero dei magistrati togati.

La politica quindi è ora chiamata in maniera inappellabile a non perdere questa preziosa occasione: è importante non sbagliare.

La bozza di utilizzo dei fondi provenienti dal Recovery Fund europeo diramata in data 12 gennaio 2021 non prevede un euro da investire per l’aumento dell’organico magistratuale. Si pensa piuttosto di risolvere il cronico intasamento dei tribunali con affiancamento di pochi giudici con collaboratori e tirocinanti o di risolvere il cronico arretrato della Cassazione in materia tributaria con l’ennesimo innesto di magistrati onorari ausiliari nei collegi giudicanti.

Le proposte in atto

Il Centro Studi Livatino il 9 febbraio scorso “Proposte per collegare risorse ed efficienza” https://www.centrostudilivatino.it/recovery-fund-e-giustizia/, ha già evidenziato di cosa ha bisogno il sistema giustizia per ripartire.

Completamento della informatizzazione e digitalizzazione, incremento in modo strutturale del numero di magistrati togati.

La “denuncia” dei numeri

Sono i dati a “gridare” che l’organico magistratuale italiano sia gravemente sottostimato rispetto alle esigenze della popolazione: la Commissione per l’efficienza della giustizia presso il Consiglio d’Europa – Cepej, nel rapporto European judicial systems. Efficiency and quality of justice, n. 26, 2018, pag. 106, rileva (con dati riferiti all’anno 2016) che in Italia sono presenti circa 10,6 giudici ogni 100.000 abitanti. Questo significa meno della metà della media europea (21,5) comprensiva dei Paesi non membri UE.

Carenze strutturali riguardano anche il personale ausiliario, come la cancelleria e gli ufficiali giudiziari.

Farri non vuole affermare che i problemi della giustizia in Italia siano soltanto quelli di insufficienza di magistrati e cancellieri. Occorrono infatti anche riforme strutturali di più ampio respiro sull’ordinamento della giustizia nel suo complesso. Nessuna di queste riforme potrà essere efficace senza disporre di personale professionale necessario per farle funzionare.

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