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Nemmeno la pandemia arresta il virus dell’usura

Secondo Confcommercio in tutta Italia sono circa 40 mila le aziende minacciate dall’usura. La maggior parte sono strutture ricettive legate al turismo, site nel Mezzogiorno e alle prese con perdite di fatturato, mancanza di liquidità e difficoltà nell’accesso al credito. Si calcola che negli ultimi sei mesi la percentuale di imprenditori che ha richiesto prestiti attraverso canali alternativi a quelli ufficiali sia aumentata dal 10 al 14%. Un fenomeno che ha caratteristiche diverse in base al territorio e se nel Sud emerge più facilmente, nel Centro e nel Nord è meno visibile.

La situazione in Toscana

Un sostegno determinante arriva dai tanti volontari che si impegnano giorno dopo giorno per associazioni, fondazioni ed enti locali. «Intervenire anticipatamente è determinante: una volta dentro è difficile uscirne e prima che il giudice si pronunci passa troppo tempo – esordisce Lelio Grossi, presidente di Fondazione Toscana per la prevenzione dell’Usura –. Noi rilasciamo garanzie in modo da agevolare finanziamenti bancari per situazioni di eccessivo indebitamento. Certo, la crisi economica in atto non aiuta e sono diminuiti sia i colloqui da remoto che gli interventi effettuati. Ci vuole tempo e presenza per conquistare fiducia di piccoli negozianti, artigiani e famiglie medie. Quest’ultime, con i ritardi nell’erogazione della cassa integrazione, hanno attirato l’attenzione di avidi profittatori».

La situazione nel Lazio

«Occorre distinguere tra ciò che risulta e ciò che è veramente – osserva Monica Schneider di FAI Antiusura Ostia Volare –. Ufficialmente da noi non risultano denunce di questo tipo, ma la realtà è ben diversa. Difficile dire quanto il Coronavirus abbia inciso, perché chi è appena entrato in questo tipo di meccanismo è solo all’inizio e per ora il creditore è percepito come un amico. A essere presi di mira non sono solo gli esercenti, ma anche i pensionati che hanno pensioni minime o le usano per aiutare i figli in difficoltà. Con il lockdown e gli uffici chiusi abbiamo continuato le attività di consulenza attraverso le piattaforme digitali. Per il futuro contiamo su provvedimenti che tengano conto di quanto la criminalità organizzata voglia fare impresa e il prestito con tassi di interesse impossibili è il mezzo con il quale le mafie si prendono le società. E cosa accadrà con la fine del blocco dei licenziamenti?».

La Consulta Nazionale Antiusura

«Cifre ufficiali ancora non ce ne sono – così il presidente della Consulta Nazionale Antiusura Luciano Gualzetti –. Siamo coscienti che i processi per indebitamento e il ricorso a mutui e finanziamenti sono aumentati ed è facile immaginare che qualcuno tra i più disperati abbia chiesto soldi alle persone sbagliate. Il loro obiettivo è controllare le ditte e utilizzarle per riciclare denaro sporco, trafficare droga, assumere affiliati o ex carcerati non pentiti. Monitorano il territorio e sanno quando i ristori promessi dal Governo arrivano e quando no: un terreno fertile per le loro attività. I bersagli della speculazione sono coloro che lavorano nel commercio, alberghiero, turismo e fiere, Ma anche i nuovi poveri, coloro che prima della pandemia non avevano problemi economici e ora per la prima volta sono costretti a chiedere aiuto».

 

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