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#Insiemenonmolliamo: l’accompagnamento attivo per la ricerca del lavoro

Preti diocesani e comunità non si sono fermati davanti al covid e molti hanno progettato la rete di interventi fraterni che dà man forte a famiglie e imprese nella lunga crisi sociale che stiamo vivendo. Tante le iniziative messe in campo per offrire sostegno concreto. Tra queste c’è il fondo IO(N)OI, progetto della Caritas Diocesana Vicentina, promosso e coordinato dal direttore don Enrico Pajarin. Vicentino, classe 1979, sacerdote dal 2004, direttore della Caritas Diocesana Vicentina dal 2016, coordinatore dell’ambito “Educazione alla prossimità” all’interno del Consiglio del Vescovo di Vicenza, Don Enrico è in prima linea da quando è scoppiata l’emergenza coronavirus, supportando le persone in difficoltà a causa dell’espansione della pandemia nel territorio. La Caritas non si è mai fermata ed ha potenziato alcuni servizi per essere vicino a chi ha bisogno. Come la mensa di Casa Santa Lucia che assieme a quella del Mezzanino dell’associazione Ozanam – San Vincenzo, ha fornito quotidianamente 480 pasti per le persone senza dimora di Vicenza o la distribuzione delle borse della spesa a circa 180 famiglie indigenti.

Emergenza lavoro

“Con l’emergenza Covid a Vicenza molte famiglie hanno perso il lavoro – spiega don Enrico Pajarin, direttore della Caritas Diocesana Vicentina – e non hanno avuto capacità di produrre reddito. Per offrire un sostegno concreto abbiamo attivato, nello scorso mese di ottobre, il Fondo IO(N)OI #insiemenonmolliamo che offre tre tipi di servizi: soddisfazione dei bisogni primari attraverso la mensa e le borse spesa, sostegno per i bisogni abitativi come gli affitti sociali sicuri, per prevenire lo sfratto in caso di perdita del posto di lavoro o di una riduzione del reddito, e l’accompagnamento nella ricerca attiva del lavoro”.

Un Fondo per il sostegno dei più deboli

Realizzato tramite la Fondazione Caritas Vicenza e l’Associazione Diakonia Onlus, braccio operativo di Caritas Diocesana Vicentina, il Fondo nasce dalla constatazione
che la pandemia di Covid-19 sta provocando una dolorosa emergenza sociale ed
economica, che si traduce in una riduzione dell’occupazione e dei redditi, un aumento
della chiusura delle attività produttive e in un pesante incremento dei costi fissi delle
imprese. “Lanciamo un appello al buon cuore dei cittadini, ma anche del mondo
imprenditoriale, che sappiamo attento, soprattutto nel nostro territorio, alle questioni
sociali – prosegue don Enrico – Chiediamo loro di sostenere questo progetto perché
chi era già sulla soglia di povertà sta sprofondando nell’indigenza assoluta; chi
rientrava nel cosiddetto ‘ceto medio’ vede aumentare il rischio di conoscere per la
prima volta l’esclusione sociale. Anche un piccolo aiuto, nei limiti delle proprie
disponibilità, può significare molto per chi ha poco o nulla di cui vivere. Sostenere chi
rischia di cadere in povertà significa proteggere la tenuta dell’intera società”.

I “nuovi poveri”

Lo scoppio dell’emergenza, infatti, ha lasciato dietro di sé una notevole diffusione del
precariato ed un aumento dei cosiddetti “nuovi poveri”, persone che hanno perso
improvvisamente il lavoro. Sono italiani e stranieri, giovani adulti, ma anche anziani
soli, famiglie con minori, nuclei con disabili. E poi piccoli commercianti, lavoratori
auto- nomi, persone già da tempo disoccupate. Un universo che, prima dell’emergenza,
poteva contare su un impiego, precario o stagionale, e che oggi non ha più un reddito. Basti pensare che su 1463 persone, sostenute da marzo a fine agosto dalla Caritas
Diocesana Vicentina, 423, ossia quasi uno su tre, sono soggetti che in precedenza non
avevano mai chiesto aiuto. È la drammatica fotografia degli effetti dell’emergenza
Covid sul tessuto socio-economico e lavorativo nel territorio diocesano. “Dietro i numeri ci sono volti, storie, relazioni, fragilità che – conclude Don Enrico – come Caritas abbiamo accompagnato, sostenuto e incoraggiato, c’è la dignità di persone provate ma non piegate. I nuovi poveri sono il vicino di casa, i genitori del bimbo che va a scuola con il proprio bambino, l’amico che improvvisamente ha perso tutto. Sostenere il Fondo significa farsi prossimo, aiutare chi è nel bisogno a risalire la china”.

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