Quella che racconta oggi Interris.it è una storia di speranza e di coraggio contro la paura del virus. Un raggio di luce che promana dalle filastrocche contro il Covid di una maestra bergamasca. Un modo originare per raccontare la pandemia ai bambini.
Per superare la paura
Una testimonianza per superare all’asilo la paura del virus con i versi di un’ insegnante convinta che “le parole aiutano a non sentirsi soli in un momento così difficile”. Un anno fa nella sua provincia il Covid è sceso come una coltre di morte e paura. Trasformando Bergamo nell’epicentro italiano della pandemia. Agostina Taglietti, storica maestra dell’asilo di Caravaggio, non si è persa d’animo. E ha cominciato a raccontare in filastrocche il virus. Per spiegare la situazione ai bambini. E farli sentire meno soli davanti a questo nuovo mostro invisibile.
La pandemia in quartine
Da quell’esperienza ora è nato un libro. “Filastrocche in quarantena” (Angolazioni) raccoglie le quartine della maestra Agostina. E racconta il coronavirus ai bambini dell’asilo con il loro linguaggio. “I piccoli sentono la preoccupazione dei genitori e dei nonni- spiega a Interris.it Agostina Taglietti-. Ho pensato che potesse essere utile alla famiglie un libro con le filastrocche, associato a disegni da colorare, per bambini da 4 a 10 anni circa“.
Esorcizzare il timore
“Oggi c’è in ogni nazione proprio tanta confusione per un virus con la corona che rincorre ogni persona. Lui svolazza molto in fretta, senza usare la lambretta e si posa sulle manine, chiuso in tante goccioline”, inizia così la “Filastrocca per i bambini”, scritta dalla maestra Maria Agostina Taglietti, che per 42 anni ha insegnato alla scuola statale per l’infanzia “San Bernardino” a Caravaggio in provincia di Bergamo. Un anno fa il Covid-19 divenne una nenia in quartine che cominciò a girare tra social e whatsapp di genitori per “esorcizzare la paura dei più piccoli di cui nessuno parla, mentre delle borse in calo si occupano tutti“, sottolinea la maestra bergamasca.
Consigli e sorrisi
“Ma noi cosa dobbiam fare per riuscirlo ad evitare? Alcune regole rispettare e le mani sempre lavare. Se ti viene uno starnuto e il fazzoletto hai perduto, sai cos’è che devi fare? Nel tuo braccio fallo andare!. E se un amico vuoi incontrare, tu lontano dovrai stare: quattro passi devi contare se con lui vuoi parlare”, prosegue la cantilena, “con le mani non si tocca faccia, naso, occhi e bocca. E se questo osserverai il contagio eviterai”. La lingua dei piccoli, dunque, come antidoto alla paura dell’infezione da Covid-19. A Caravaggio, celebre per uno dei santuari mariani più importanti d’Italia, la maestra Maria Agostina è un’istituzione.
Con gli occhi dell’infanzia
Con gli occhi dell’infanzia queste nenie, spiega la maestra Maria Agostina, “cercano di esorcizzare i timori dei piccoli. Ai quali ho sempre cercato di trasmettere serenamente la consapevolezza che la malattia e la morte fanno parte della vita”. Ed evidenzia: “Ho avuto all’asilo bimbi che hanno perso i genitori. E so che il modo migliore per aiutarli a superare un dolore è vivere con loro le emozioni che provano”. Per esempio, “alla festa del papà, per un piccolo rimasto orfano a causa di un incidente stradale, ho sostituito al solito lavoretto-regalo un ‘biglietto per il paradiso’, quindi mi sono messa d’accordo con il postino. E siamo andati insieme all’ufficio postale”. Insomma “vanno cercate strategie per supere le difficoltà del momento. Bisogna far passare un messaggio positivo di speranza”
A Torre Pallavicina
“Ho visto bimbi diventare genitori e quasi nonni- sorride l’insegnante-. Quattro anni fa sono andata in pensione. Ma con il cuore sono sempre alla Materna di viale Papa Giovanni XXIII. Sono nata 64 anni fa in un piccolissimo paese della bassa bergamasca, Torre Pallavicina. I miei genitori erano agricoltori in una cascina e ho sposato un compaesano. Poi 43 anni fa ho iniziato a fare la maestra a Caravaggio. E per tutta la vita ho cercato di parlare ai bambini la loro lingua“. In un anno l’emergenza sanitaria ha cambiato abitudini quotidiane diffondendo angoscia.
Prezioso lavoro
La scorsa primavera la maestra Maria Agostina lo aveva intuito. E ne aveva immaginato i contraccolpi nell’universo che conosce meglio: l’infanzia. “Mi sono venuti in mente i bimbi che sono a casa con i genitori e i nonni perché le scuole sono chiuse- afferma-. Ho unito la passione per le filastrocche e i disegni alla mia preoccupazione di mamma di una ‘bambina’ che fa il medico proprio in uno di quegli ospedali che a Milano sono in prima linea contro l’epidemia”. E, aggiunge, “ho pensato agli orari interminabili degli operatori sanitari. E a quante volte vengono ingiuriati e trattati male. Solo adesso in tanti si ricordano di questo prezioso lavoro e dei sacrifici quotidiani“.
Linguaggio rassicurante
Così la maestra bergamasca nelle sue filastrocche avverte: “E se non ti vuoi ammalare, questo devi ricordare: gli infermieri e i dottori dell’Italia sono i migliori”. E “come quelli di tutto il mondo che con impegno assai profondo la lor vita han dedicato alla cura del malato. E se abbiamo qualche male lor san sempre cosa fare per sconfiggere il dolore con dovere e tanto amore“. Messaggi positivi, dunque. Linguaggio diretto e rasserenante.
Nel modo giusto
“Dobbiamo imparare tutti ad essere cauti senza essere angosciati. Perché i bambini ci guardano e assorbono tutto“, raccomanda la maestra Agostina. “Nella vita ho superato un cancro vent’anni fa e sono convinta che se ai piccoli si parla in modo semplice, senza paroloni, loro capiscono. Non bisogna nascondere le cose negative. Basta dirle nel modo giusto“. Anche questa è una lezione per affrontare la pandemia.