Spesso pensando all’Unione Europea ci viene in mente quanto sia bello (e pratico) circolare tra gli Stati membri senza varcare i confini oppure la facilità con cui è possibile studiare in un Paese diverso da quello di provenienza… ma cosa fare in caso di litigio tra due residenti in Stati diversi dell’Unione? Anche questo può accadere tra cittadini europei! E spesso una giustizia lenta, l’eccessiva burocrazia, il rapporto a perdere tra costi e benefici, rappresentano tutti motivi per lasciare stare e rinunciare.
Quante volte avete pensato che non valesse la pena fare una causa e imbarcarsi in un possibile viaggio senza fine? La Commissione Europea ha voluto affrontare proprio questo caso e, a tal fine, ha finanziato un progetto che ha come obiettivo quello di facilitare la risoluzione di piccole controversie tra europei grazia al digitale e all’utilizzo dell’intelligenza artificiale.
In Terris ne ha parlato con Francesco Romeo, Ordinario di Filosofia del Diritto dell’Università di Napoli “Federico II”.
Professor Romeo, che cosa è il Progetto SCAN?
“Scan è un progetto finanziato dalla Commissione Europea, Direttorato giustizia, volto a dare rilievo e portare ad una larga diffusione ed applicazione la procedura europea di risoluzione delle controversie transfrontaliere di importo inferiore a 5000 euro. Si tratta di una procedura, detta Small Claims Procedure (ESCP), che l’Unione ha elaborato al fine di facilitare e velocizzare al massimo la risoluzione di controversie che dovessero sorgere tra due residenti in paesi diversi della Unione. Questo sia per unificare il procedimento di accesso alla giustizia, sia per garantire che una controversia all’interno dell’Unione, indipendentemente dagli Stati membri in cui venga risolta, sia trattata in modo veloce, semplice ed economico. Noi ci occupiamo non solo di comunicare a cittadini e piccoli imprenditori l’esistenza di questa possibilità di agire, ma anche di formare persone esperte in esse e di sviluppare mezzi digitali di utilizzazione che facilitino sempre di più l’accesso a questo innovativo strumento”.
Quale utilità pratica ha la Small claims procedure?
“Sulla carta elevatissima in quanto tratta, con poche eccezioni, tutti i casi in cui sorge una lite sotto i 5000€. Soprattutto il consumatore o il piccolo o micro-imprenditore, dovrebbero rivolgersi ad essa, per ogni tipo di transazione. Immaginatevi una procedura di risoluzione simile, per facilità, a quella che trovate sui mercati elettronici, ma questa volta garantita dalla Unione Europea e dagli Stati che ne sono membri. Un accesso alla giustizia semplice e veloce è utile soprattutto nei mercati svantaggiati, perché lontani dal centro dell’Europa, sto pensando, ad esempio, ma non solo, al nostro Mezzogiorno. In questi casi la diffidenza del cittadino europeo si radica anche, in buona parte, nella domanda sulle tutele in caso di inadempimento o di cattiva esecuzione delle prestazioni. Le ESCP aiutano soprattutto queste situazioni, sollevando il velo di diffidenza o ignoranza. Ma anche il resto di Italia ne trarrebbe vantaggio, diciamocelo chiaro, il nostro sistema giudiziario non gode di buona stampa in merito a quanto attiene la sua speditezza”.
Quali sono i vantaggi di questa procedura?
“Rispondo alla sua domanda in quattro parole: economicità, celerità, chiarezza, uniformità. È esattamente ciò che esige il mercato, che desiderano gli imprenditori ed i consumatori. L’economicità della procedura è evidente, in quanto l’intero giudizio potrebbe risolversi a distanza, tramite l’invio di moduli e documenti attraverso Internet o anche attraverso posta ordinaria. Non c’è necessità di confronto con il giudice e con l’altra parte, non c’è necessità di confronto orale con nessuno neppure con un proprio avvocato. Il consumatore, o l’imprenditore, può autonomamente e dalla propria postazione, a casa o in ufficio, avviare la procedura ed attendere la soluzione senza doversi recare in tribunale o doversi trovare un avvocato. La celerità è quanto impone la procedura stessa con ristrettissimi tempi per l’esame e per la decisione da parte del giudice. Alla chiarezza è volto anche il nostro progetto, sul sito www.scanproject.eu potete trovare una guida facile alla compilazione dei moduli, alla determinazione del giudice al quale inviare i documenti, ai costi previsti. La guida è stata elaborata tramite strumenti di legal design, che rendono di immediata comprensione, anche per chi non è un giurista, i vari passi della procedura. Il gioco presente sul sito chiarisce ogni passo fino alla fine. La piattaforma presente nel sito, inoltre, guida il cittadino nei vari passi della procedura, per realizzare la sua richiesta. Si tratta di una webapp da noi appositamente sviluppata. Ed in ultimo la uniformità: la procedura è la stessa in ogni angolo della Unione, con eccezione della Danimarca”.
Lei è stato anche promotore del progetto CREA dedicato all’utilizzo dell’intelligenza artificiale nella giustizia. La procedura sugli small claims potrebbe essere compatibile con l’intelligenza artificiale?
“In questi due anni e mezzo di lavoro al progetto abbiamo trovato una grande richiesta in tal senso. È vero, l’intelligenza artificiale potrebbe dare un grande ulteriore aiuto. La maggior parte di queste cause sono routinarie, ripetitive, potrebbero essere risolte facilmente da questi strumenti. Inoltre esse non trattano questioni di giustizia più sensibili, nelle quali è necessario un apprezzamento umano. Già adesso abbiamo diviso il sito del progetto in due parti: sito che dà informazioni e piattaforma che guida l’utente alla soluzione. Si tratta di applicazioni semplici, ma sarà possibile in un futuro anche immediato incrementarli con gli algoritmi equitativi che abbiamo sviluppato nel progetto CREA www.crea-project.eu, oppure con strumenti di intelligenza artificiale classica o di machine learning. Negli sviluppi futuri è previsto l’ampliamento e la elaborazione di sistemi più complessi, che sappiano gestire in modo quasi autonomo la grande maggioranza di casi. Per essi però, è necessario un adeguamento normativo, un cambiamento nella ricezione di questi sistemi da parte degli ordinamenti giuridici dei diversi Stati membri e dell’Unione”.