Il nuovo Governo è ancora in fase di formazione, ma le misure richieste per la scuola sono urgenti e importanti.
Lo richiede la necessità di recuperare il tanto terreno perduto dagli studenti nell’anno scolastico in corso e in quello precedente.
Tra le varie prospettive, l’idea di prolungare il calendario scolastico, era già stata presa in esame: il ministro dell’istruzione Lucia Azzolina a fine dicembre aveva proposto alle Regioni di prolungare le lezioni fino a giugno. Questa ipotesi andrebbe vagliata con i governatori che hanno la competenza sul calendario scolastico. Sarebbero poi le Regioni, in accordo col Ministero dell’Istruzione, a capire, in base alle situazioni territoriali, chi debba prolungare e dove.
Nel frattempo in queste ultime settimane sono stati chiesti da Azzolina al Mef 250 milioni per i ristori formativi, per lezioni e recuperi da fare subito, specialmente nelle zone dove è più forte la povertà educativa.
In agosto infine è stato siglato un accordo con gli psicologi per 40 milioni per supporto psicologico e sportelli a favore dei giovani; altrettante risorse sono state ricavate in questi mesi per questo fine.
L’attuale anno scolastico è partito il 14 settembre 2020. Le Regioni hanno la facoltà di adottare le determinazioni di propria competenza in materia di calendario scolastico, ferma restando la necessità di effettuare almeno duecento giorni di lezione, secondo quanto stabilito.
Il documento emanato dall’Associazione dei Presidi
Nei giorni scorsi il consiglio dell’Associazione nazionale presidi (Anp) ha approvato un documento che “Prendendo atto del delicato momento storico e politico che il Paese sta attraversando, chiede di compiere scelte coraggiose, soprattutto nei confronti delle giovani generazioni e del loro futuro”.
Al primo punto del documento emerge la richiesta di un “intervento sia sulla messa in sicurezza degli edifici, sia sull’ammodernamento degli ambienti di apprendimento”.
Al documento, come riferisce il presidente dell’Anp Roma Mario Rusconi, si somma anche la richiesta di mettere fine alle cosiddette “classi pollaio”. Ciò implicherebbe circa 22 studenti per aula, anche in considerazione dell’emergenza Covid: “All’interno del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) sono allocati circa ventiquattro miliardi del Recovery plan destinati all’istruzione e alla ricerca e, di questi, cinque sono riservati al potenziamento della didattica, del diritto allo studio, della formazione e del dialogo impresa/Università . Si tratta di ingenti risorse che il Paese non può permettersi di disperdere impegnandole in una progettualità frammentata e priva di prospettiva”, riporta il documento. Che, tra gli altri punti, annovera anche: “l’introduzione di un sistema di reclutamento ordinario di tutto il personale scolastico“, la “formazione continua e obbligatoria per tutto il personale scolastico” e “l’articolazione e la differenziazione della carriera dei docenti”.