Almeno 200 vittime. Questo sarebbe il bilancio, ancora potenziale, incerto e purtroppo del tutto parziale di una frana che ha interessato la regione indiana dell’Uttarakhand. Un ghiacciaio della catena dell’Himalaya è letteralmente crollato, precipitando nel fiume sottostante facendolo esondare. La massa d’acqua ha superato una diga, travolgendo tutto quello che ha incontrato a valle, incluse due centrali termoelettriche. Una tragedia che ricorda da vicino quanto accaduto in Italia con il disastro del Vajont.
“Il numero effettivo delle vittime – ha spiegato il segretario capo dello Stato dell’Uttarakhand, Om Prakash, in un messaggio su Twitter – non è ancora confermato. Ora il flusso del fiume Alaknanda è diventato normale. Il livello dell’acqua del fiume è un metro sopra il normale, ma il flusso sta diminuendo”.
Uttarakhand in ginocchio, soccorsi in atto
Come accaduto nella tragedia del 1963, il crollo del costone montano ha precipitato in acqua tonnellate di roccia e detriti che hanno ingrossato di colpo le acque del fiume. Il bacino si è riempito e in poco tempo ha deportato, piombando sulla vallata sottostante. Ponte, strade e anche alcune abitazioni sarebbero state abbattute. Si teme un bilancio tragico. Sul posto, per le operazioni di soccorso, anche gli uomini dell’aeronautica militare. “L’India – ha scritto su Twitter il premier Narendra Modi – sta con l’Uttarakhand e la nazione prega per la sicurezza di tutti”.
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