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Manovra, l’affanno dell’ultimo miglio

Quello volgarmente definito “l’ultimo miglio” si compirà nell’Aula del Senato. Un percorso rapidissimo, stando alle previsioni della maggioranza di governo, essendoci in ballo l’approvazione della legge di bilancio. Il termine del 31 dicembre non può essere superato, altrimenti l’esecutivo dovrà fare i conti con l’esercizio provvisorio. E così, domenica 27 dicembre, a partire dalle 10, la Camera riprenderà l’esame della Manovra, a partire dagli ordini del giorno, dopo aver approvato – il giorno dell’antivigilia di Natale – la fiducia chiesta dal governo.

Alle 19, secondo il calendario stabilito dalla conferenza dei capigruppo, si svolgerà la votazione finale. L’iter al Senato, come detto, sarà velocissimo. Lunedì, alle 16, i presidenti dei gruppi si riuniranno per decidere il programma dei lavori. La commissione Bilancio è già convocata per le ore 15 e per le 18,30, pronta ad incardinare il provvedimento, una volta che sarà trasmesso da Montecitorio. Il testo approvato dalla Camera dovrebbe arrivare in Aula martedì, mercoledì al massimo, per ottenere – anche qui con la fiducia – il via libera definitivo.

Un iter, quello appena tratteggiato, aspramente criticato dall’opposizione. Il centrodestra, già nei giorni scorsi, con Anna Maria Bernini, capogruppo di Forza Italia in Senato, aveva denunciato i ritardi del governo. “Anche quest’anno la Manovra economica viene esaminata in extremis da un solo ramo del Parlamento, e questa volta sarà il Senato a fare da spettatore per scongiurare l’esercizio provvisorio.

“Il governo”, aveva sottolineato l’esponente azzurra, “continua a calpestare le prerogative del Parlamento, mentre il premier promette di coinvolgerlo appieno nella predisposizione del Recovery Plan. Visti i precedenti, è legittimo diffidare“. Anche dalla maggioranza il relatore Stefano Fassina aveva sottolineato “l’anomalia di un passaggio parlamentare che vede l’intervento attivo soltanto di una Camera. Un passaggio particolarmente difficile perché avvenuto in tempi molto ristretti per ragioni che hanno a che fare con il contesto in cui ci troviamo e con una Manovra che rappresenta il nono provvedimento rilevante di finanza pubblica dopo il Cura Italia di marzo”.

Mercoledì sarà anche il giorno della tradizionale conferenza stampa di fine anno del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. L’appuntamento è per le ore 11 a Villa Madama. Per il presidente sarà l’occasione per fare il punto sull’emergenza economica e sanitaria, a pochi giorni dall’inizio della campagna vaccinale anti Covid. Dato il quadro generale, però, per bilancio lo possiamo pure tentare. E’ chiaro a tutti che l’esecutivo arriva a questo finale d’anno con un certo affanno, malcelato dall’ottimismo di facciata sulla campagna vaccinale contro il Covid.

La tenuta della maggioranza e la durata dell’esecutivo non sono mai stati in discussione come in questo momento. Eppure il Paese avrebbe bisogno di una politica coesa e di un governo stabile. Non di variabili sempre soggette a mutamenti climatici, legati alle fibrillazioni dei partiti che compongono la maggioranza. Inutile girarci intorno. Il 2020 si chiude come si era chiuso l’anno precedente, con la minaccia di Matteo Renzi di staccare la spina al governo: “Chiediamo una svolta sui contenuti. Parliamo di cose serie e vediamo se siamo d’accordo. Se sì, governiamo. Se no, il governo va a casa”’, è l’ultimatum lanciato dal leader di Iv a Conte dopo il faccia a faccia a palazzo Chigi della scorsa settimana.

Gli aut aut di Renzi rischiano di essere davvero il tratto distintivo, o comunque uno dei principali, del percorso di questo governo. L’ultimo caso è stato quello della task force sul Recovery fund, che ha portato alla verifica lampo e agli incontri di Conte con le delegazioni della maggioranza. Ma l’elenco delle recriminazioni del leader di Italia viva è lunga e comincia agli albori del Conte II, nell’autunno del 2019. Nato da pochi mesi, il governo deve subito affrontare l’impegnativa prova della legge di Bilancio.

Iv sbuffa e scalcia, abbandona i lavori del tavolo di maggioranza e annuncia un suo emendamento alla manovra. Spazientito, Dario Franceschini twitta: “Un ultimatum al giorno toglie il governo di torno”’. Ma in realtà si tratta solo di un penultimatum. Perché passata la buriana sulla Manovra il governo naviga in acque tranquille. Cosa è cambiato da allora ad oggi? Non molto a dire il vero, pandemia a parte. Tanto che L’anno nuovo ripartirà dall’ultimatum di Renzi.

Detto ciò le principali novità della Manovra vanno dalla proroga del Superbonus per tutto il 2022 agli incentivi auto; dalle assunzioni di 3mila medici e 12 mila infermieri per attuare la campagna vaccinale anti-Covid alla cig e lo stop dei contributi per gli autonomi; dai bonus per sostituire docce e rubinetti, e per i depuratori di acqua potabile, al credito d’imposta per gli chef fino al voucher per gli occhiali da vista. Un’operazione di bilancio da 40 miliardi che si avvia verso il traguardo finale. Salvo le solite sorprese dell’ultimo minuto….

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