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“Sarete condotti davanti a governatori e re… per dare testimonianza a loro e ai pagani”

«Per dare testimonianza a loro e ai pagani»
«In testimonĭum illis et gentĭbus»

Festa di Santo Stefano Primo Martire –  Mt 10,17-22

In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: «Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi. Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato».

Il commento di Massimiliano Zupi

Subito dopo la dolcezza e l’innocenza di un neonato, la Chiesa ricorda la morte cruenta del primo martire cristiano, il diacono Stefano, lapidato fuori delle porte di Gerusalemme (At 7,58). Come mai un simile accostamento: nascita e morte, accoglienza e rifiuto, benedizione e condanna, glorificazione e lapidazione? Il trait d’union tra Gesù Bambino e santo Stefano è l’esse-re entrambi testimoni. Stefano è testimone, mártys in greco: martire dell’amore per Dio, del servizio a favore dei suoi fratelli, del perdono incondizionato verso i suoi carnefici. Stefano testimonia la non-violenza che vince la violenza, la resa che è più forte dell’aggressione: si offre come pane di comunione. Per questo la sua testimonianza è martirio, dono di sé.

E Gesù Bambino? Anch’egli è testimone: di un amore così grande da fargli violare i li-miti della propria natura divina e farlo accondiscendere ad una carne umana, pur di farsi vicino al suo amato; di un amore così grande da accettare di svuotare sé stesso (Fil 2,7) per divenire solo spazio di accoglienza delle sue creature; di un amore così grande da offrirsi debole ed indifeso nelle mani degli uomini. Il Verbo eterno che si incarna in un neonato ed il diacono Stefano che invoca il perdono per i suoi uccisori (At 7,60): entrambi fanno di sé stessi un pane eucaristico, un corpo avvolto in fasce e deposto in una mangiatoia (Lc 2,7).

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