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A cinque anni dagli Accordi di Parigi, il clima resta prioritario

A un lustro dagli Accordi del 2015, il mondo dell'era Covid aspira ancora alla svolta green

Gli Accordi di Parigi sono un’intesa siglata da 196 Stati membri il 12 dicembre 2015 nella cornice della Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici e ratificati ufficialmente il 22 aprile 2016 in occasione della Giornata Mondiale della Terra. In particolare il presente rapporto si poneva come obiettivo quello di rafforzare e rendere più celere la risposta globale ai cambiamenti climatici attraverso il raggiungimento dei seguenti obiettivi: il contenimento del riscaldamento globale entro i due gradi dai livelli pre-industriali, la riduzione dei livelli di gas serra da parte dei Paesi firmatari, i Paesi più ricchi aiuteranno i Paesi poveri attraverso l’istituzione del cosiddetto Green Climate Fund da 100 miliardi di dollari ed infine – il presente accordo – prevedeva controlli quinquennali sulla realizzazione degli obiettivi a partire dal 2023.

Clima, un dossier aperto

Tanto premesso, nel quinto anniversario della promulgazione degli Accordi di Parigi, le Nazioni Unite per fare il punto sugli obiettivi fissati precedentemente e stabilire i nuovi impegni per prevenire il cambiamento climatico in vista della Cop 26 che si terrà a Glasgow nel novembre 2021, hanno organizzato un summit virtuale con i Paesi firmatari dal titolo Climate Ambition. Durante questo incontro il segretario generale dell’ONU Antonio Guterres ha esortato ogni Paese a dichiarare lo stato di emergenza climatica fino al momento in cui nell’atmosfera non verranno più introdotti gas serra aggiuntivi in quanto, allo stato attuale, gli impegni per raggiungere gli obiettivi fissati dagli accordi di Parigi del 2015 sono insufficienti e, di conseguenza, la Terra in questo secolo potrebbe raggiungere il catastrofico aumento globale delle temperature di 3 gradi che porterebbe a danni irreversibili.

Serve la svolta green

In ultima istanza, alla luce di quanto precedentemente esemplificato, è fondamentale che tutti i Paesi mettano in atto la cosiddetta svolta green nell’ottica di una solidarietà ambientale universale che permetta di limitare il riscaldamento globale e nel contempo limitare l’emissione di gas serra nell’ottica di una preservazione della Terra in ossequio al lungimirante pensiero di Papa Paolo VI formulato nel 1971 ma di estrema attualità: “È urgente la necessità di un mutamento radicale nella condotta dell’umanità perché i progressi scientifici più straordinari, le prodezze tecniche più strabilianti, la crescita economica più prodigiosa, se non sono congiunte ad un autentico progresso sociale e morale, si rivolgono, in definitiva, contro l’uomo”.

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