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Ancona, un Protocollo d’Intesa per le vittime della tratta

Il Prefetto D'Acunto, assieme a don Aldo Buonaiuto e alle dottoresse Virginia Rizzo e Rossella Papili, sottoscrive la regolamentazione dei Cas Tratta: "Luoghi di accoglienza per i vulnerabili"

Centri d’accoglienza per “persone richiedenti protezione internazionale che si trovino in condizioni di particolare vulnerabilità derivanti dall’essere potenziali vittime di tratta o di grave sfruttamento”. Questa la definizione attribuita ai cosiddetti “Cas Tratta”, regolamentati dal Protocollo d’intesa “Centro di Accoglienza Straordinaria vittime di tratta”. Documento sottoscritto dal Prefetto di Ancona, Antonio D’Acunto, dalla presidente della Commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale dottoressa Virginia Rizzo, da don Aldo Buonaiuto (Associazione “Pace in Terra”) e dalla dottoressa Rossella Papili dell’Associazione “Freewoman ODV”.

Lotta alla tratta e alla violenza

Firma arrivata nel corso della Giornata contro la violenza sulle donne. Una data scelta non a caso. La tutela della donna e dei suoi diritti, infatti, rappresenta una delle prerogative della lotta alla tratta. “Alle strutture in questione – spiega la Prefettura – saranno indirizzate persone che, nel corso di colloqui con la Commissione protezione internazionale o per i comportamenti tenuti durante il periodo di ospitalità, hanno evidenziato tali problematiche“.

I Cas

La Prefettura di Ancona, ha fatto sapere che questi centri “saranno gestiti da personale qualificato, si svolgeranno attività di apposito sostegno psicologico, nonché di informazione e valutazione anti-tratta”. Un Protocollo che, peraltro, ha ricevuto l’autorizzazione “dal Ministero dell’Interno. Non comporta oneri, – prosegue la nota – ed è il primo sul territorio volto a creare strutture dedicate alle persone vulnerabili, vittime di questa grave attività criminosa che riguarda in particolare le donne. E’ per questo motivo che si è scelta la giornata di oggi per la sottoscrizione”. Va ricordato, inoltre, che la “procedura di valutazione del soggetto può sfociare, se ne ricorrono i presupposti, nell’inserimento dello stesso in un progetto individuale di protezione sociale (ai sensi dell’art. 18 del D. Lgs. 286/’98 – T.U. immigrazione)”.

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