La vita nascente conta anche se è invisibile agli occhi, parafrasando il pensiero espresso dal Piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry, si arriva al cuore del messaggio del 40esimo convegno nazionale del Movimento per la Vita e del quarto Forum della Federazione europea Uno di noi, che prendono il via oggi e proseguono fino a domenica 15.
Le sessioni di questi due eventi si terranno on line a causa delle restrizioni imposte per il Covid ma saranno comunque impreziosite dagli interventi di medici, bioeticisti, giornalisti, sacerdoti, esponenti dell’associazionismo pro-life e politici che poseranno “lo sguardo sulla meraviglia della vita umana” e si confronteranno sulle strategie più efficaci per l’accompagnamento delle gravidanze difficili in tempi di pandemia. Fertilità, natalità, tutela del nascituro e percorsi di sostegno e inserimento lavorativo alle ragazze madri rischiano di essere ancora più estromessi dal dibattito pubblico concentrato unicamente sull’emergenza sanitaria. InTerris.it ne ha parlato con la presidente Nazionale del MPV, Marina Casini.
“Tu sei per me unico al mondo. Non si vede bene che col cuore”, perché avete scelto questo motto?
“Un titolo poetico e nello stesso tempo vero e profondo, perché per riconoscere la preziosità dell’altro, la sua unicità, la sua bellezza – in una parola la sua dignità – non basta la vista fisica, ma ci vuole lo sguardo del cuore, quello cioè che permette di andare oltre il tangibile e lo sperimentabile e di cogliere il valore dell’altro nel momento in cui il “tu” è concepito nel silenzio e nel tepore del grembo materno, ma anche, come purtroppo avviene, nel freddo di un laboratorio”.
Tanti i temi sul tappetto del convegno nazionale e del quarto forum europeo della Federazione Europea uno di Noi…
“Si, il convegno è ricco e articolato. C’è il tema del dono scambievole nello svolgimento delle attività delle case di accoglienza nella prospettiva dei giovani a servizio della vita; la riflessione a tre voci su Carlo Casini che ci ha aperto la strada e che continua a percorrerla con noi grazie al patrimonio culturale e spirituale di cui tutti siamo eredi; la voce della scienza e quella dei testimoni; si parla dei nuovi strumenti a servizio della rete MPV-CAV-Case di Accoglienza-SOS Vita e del servizio di consulenza online per le associazioni. E poi ci sono tante altre possibilità di approfondimento attraverso i vari workshop tematici, che consentono la formazione specifica più consona a ciascuno. Interessantissimo e ricco anche il IV Forum della Federazione Oneof us, alla quale verrà affidato il compito di fare appello alle donne, prime testimoni del valore della vita, affinché levino la loro voce a favore del diritto a nascere di tutti i figli concepiti in modo che il “grido” uno di noi risuoni più forte in tutto il continente europeo”.
La difesa della vita e la prossimità alle donne in gravidanza come si conciliano con le restrizioni imposte dalla pandemia?
“I CAV e i Servizi Progetto Gemma e SOS Vita hanno sempre mantenuto acceso il loro servizio durante il lockdown della scorsa primavera e anche adesso sono operativamente presenti. SOS Vita agisce soprattutto via telefono e via chat e dunque ha addirittura aumentato il suo impegno. In generale, Non è mai mancata la prossimità verso le donne in gravidanza. Anzi, grazie alla creatività di alcune operatrici CAV è stato realizzato una sorta di badge personalizzato che alle volontarie e ai volontari anche in regime di restrizioni a circolare, di andare al CAV o direttamente dalle mamme”.
I recenti fatti di neonati morti dopo essere stati abbandonati, in Sicilia, ci dicono che c’è ancora molto da fare per far conoscere il parto in anonimato le culle della vita alle donne più sole ed emarginate…
“Sì, infatti. Dovrebbe essere maggiormente diffusa la conoscenza della rete dei Centri di Aiuto alla Vita (si trovano in ogni regione, isole comprese, e spesso sono abbinati a case di accoglienza) e dei servizi Progetto Gemma e SOS Vita. Si deve sapere che esiste la possibilità di partorire in anonimato affinché la mamma possa dare alla luce il suo bambino in ospedale ricevendo cura e assistenza, così da tutelare lei e suo figlio; devono essere note le sedi – spesso associate a ospedali, ma anche parrocchie – dove sono installate le “culle per la vita”. È necessario che queste realtà siano conosciute il più possibile. La scarsa informazione su queste opzioni è probabilmente dovuta ad una cultura che cerca di mettere il silenziatore sul bambino nella fase prenatale e di conseguenza non favorisce la conoscenza di strumenti che potrebbero evitare infanticidi e tragici abbandoni, ma anche aborti. Dunque, è necessario continuare a ripetere che il concepito è uno di noi”.
Mentre nel mondo si combatte per salvare le vite delle persone colpite dal covid, in alcuni paesi come Olanda e nuova Zelanda si introducono ulteriori aperture su aborto e eutanasia. Non è un paradosso?
“Certamente. Una forte contraddizione che si spiega soltanto con lo “spirito di menzogna” che anima la “congiura contro la vita” la quale in vario modo nega la piena dignità umana quando la vita si trova nella fase prenatale o è afflitta dalla malattia o dalla disabilità. Il tutto con il carico da 90 dell’ideologia che assolutizza l’autodeterminazione. Ma in questo modo si tradisce il principio di uguaglianza, cardine della modernità e si privano i diritti umani di un solido fondamento”.
Come Federazione Europea “One of Us” qual è la migliore strategia per diffondere la cultura della vita in una società completamente laicizzata?
“È necessaria una dimensione popolare che faccia passare con semplicità la cultura della vita tra la gente, tra i popoli d’Europa. Penso che sia vincente un atteggiamento positivo che punta non tanto a denunciare il male, di cui comunque dobbiamo essere consapevoli, quanto a mostrare con “franchezza e amore” il bello, il vero, il giusto. Il bene ha una forza attrattiva. Tante volte abbiamo detto che non è sufficiente dire dei “no”, ma è necessario proclamare dei “si”, portando lo sguardo sulla meraviglia della vita umana e sulla forza dell’accoglienza, della condivisione e della solidarietà che si fondano sul riconoscimento della dignità inerente e uguale che caratterizza ogni essere umano dal concepimento. L’atteggiamento dovrebbe essere, appunto, quello dell’avanzata positiva perché l’obiettivo è grandioso: costruire la civiltà della verità e dell’amore la cui prima pietra, come sappiamo, è la vita nascente”.