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Le risorse pubbliche? Spenderle per un piano di aiuti alle persone

Per recuperare il tempo perduto nell’affrontare l’annoso problema occupazionale italiano, si dovrebbe decidere qualcosa di forte, almeno di intensità pari a come sono pesanti gli indicatori economici, quelli occupazionali, e a quelli relativi ai bisogni economici e dei servizi delle famiglie italiane. Certamente il nostro paese dovrà affrontare nei prossimi mesi ed anni il tema di come fortificare il sistema industriale e dei servizi, attraverso il miglioramento dei fattori di sistema per le produzioni italiane, per difendere l’attuale occupazione ed anzi accrescerla per compensare la perdita nell’ultimo decennio di circa un milione e cinquecentomila occupati. Ma se vogliamo essere veloci e soprattutto realisti, si dovrà anche investire in altri settori che possono darci alcune occasioni di impiego provvedendo a coprire un area, quella dei servizi alla persona, che peraltro ha lo spazio per espandersi nel nostro paese, compensando sfasatura e ritardi retaggio degli errori del passato.

Un area lavorativa, va ricordato, dove il lavoro informale è molto diffuso, e dove la esigenza di maggiore qualificazione, che dovrà pur rientrare nei disegni del governo centrale e regionali, per aumentare la qualità della offerta. Scegliere i servizi alla persona come settore da sostenere, oltre alla possibilità rapida di offrirci qualche milione di occupati, può offrire alle famiglie qualche opportunità anche economica, qualora si volesse  defiscalizzare la spesa per i servizi, soprattutto quelli relativi alla assistenza per le persone anziane e dei minori.

Un eventuale intervento di sostegno pubblico, peraltro, comporterebbe la bonifica del lavoro nero, pena la perdita della fiscalizzazione per coloro che trasgrediscono sugli obblighi contrattuali e di contribuzione fiscale e sociale. Verrebbe incontro anche alla necessità di far crescere il tasso di attività delle donne italiane, attualmente molto al di sotto dei tassi di attività medi europei. Infatti, si sa, questa area di impegno lavorativo, assorbe grandemente la disponibilità alla occupazione femminile, particolarmente accentuata nel nostro sud.

Dunque volendo si potrà fare qualcosa di utile procedendo in questo modo, e non rincorrendo improbabili stratagemmi per ottenere nuovi posti di lavoro con la riduzione delle contribuzioni per le aziende che assumono. Va ricordato che le aziende decidono di ampliare gli organici, qualora ottengono nel mercato più commesse, e non perché ottengono qualche piccola provvidenza dallo Stato. Ed allora meglio spendere risorse pubbliche per un piano di aiuti nella assistenza alle persone. E poi è senz’altro molto meglio ancora sostenere le persone facendole lavorare, anziché erogare “redditi di cittadinanza” per giovani in cambio di restare panciolle.

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