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La paura del Covid e la forza della fede

Il desiderio di una ragazza di diventare professoressa. Un sogno diventato realtà che, neanche un virus che ha paralizzato il mondo, può fermare

Prima esperienza da professoressa troncata sul nascere. Il peso della responsabilità, l’emozione del sentirsi chiamare professoressa. Riorganizzare un vita lontano dalla propria famiglia e poi tornare al proprio nido poco dopo. Prima la febbre alta, poi il tampone, la paura e infine l’esito del tampone: positivo. Deborah Del Core, docente di lingue presso il liceo dei Salesiani Sacro Cuore di Napoli, ha raccontato ad Interris.it la sua prima esperienza da insegnante divisa tra Dad e quarantena.

Tutto sembrava andare per il meglio, quando all’improvviso anche tu sei stata toccata dal Covid. Come stai vivendo questo periodo?
“Ho desiderato tanto ottenere questo lavoro e quando sono stata assunta con cattedra completa il mio cuore scoppiava, è stata una carica enorme. Mi sono sentita allo stesso tempo responsabile per la formazione di tanti ragazzi e piena di entusiasmo e di idee per farli appassionare alla mia materia: l’inglese. Il covid, però, mi ha prima portata a casa, a letto, in isolamento e poi ha portato tutti noi docenti a metterci in gioco con la DAD”.

Quali sono le tue principali paure?
“La mia paura più grande è che i miei genitori o mia nonna possano contrarre il virus…di me non mi importa, ho 26 anni e non ho avuto nulla di più una bella febbre alta. Ho anche paura che la scuola non riaprirà dopo la fine di ottobre e che questo andrà a svantaggio di quei ragazzi BES e DSA che presentano già difficoltà nella didattica in presenza, figuriamoci con quella a distanza. Allo stesso tempo sarebbe stato troppo rischioso continuare ad andare a scuola con così tanti casi positivi in circolo qui in Campania, spero che questi giorni di sacrificio servano davvero ad arginare il contagio”.

Qual è stato il tuo primo pensiero quando hai saputo di essere positiva?
“In primo luogo mi sono arrabbiata. Aspettavo il risultato da 4 giorni e mi ero quasi convinta che non potevo essere positiva, non poteva capitare proprio a me. Ho pensato che forse si erano sbagliati, ma poi ho guardato in faccia la realtà e mi sono detta che non sono immune, anzi ero stata esposta a tanti contatti e quindi prima o poi me lo sarei beccato anche io”.

La Dad permette di fare le lezioni in streaming, come stai vivendo questa esperienza?
“Beh non è semplice, le ore sono ridotte, si riesce a fare ben poco, i ragazzi si distraggono, alcuni non accendono la webcam per non far vedere che fanno tutt’altro. Avevo programmato un compito ma non credo di poterlo fare. Insomma è difficile gestire tutto ma farò del mio meglio, per quanto è nelle mie potenzialità”.

In te è molto forte il legame con il Signore, quanto ti sta aiutando la fede in questo momento della vita?
“Sto vivendo la mia seconda quarantena, anzi ora sono isolata completamente. Per me è difficile non potermi accostare al sacramento dell’eucarestia almeno di domenica, sento che mi manca quel nutrimento. Tuttavia la preghiera non manca, ed è quella che mi accompagna durante le mie giornate e serate, soprattutto quando solitudine e sconforto mi assalgono. Io ho la certezza che Dio è con me, e me lo dimostra anche con le tante persone che anche solo per chat o videochiamata mi stanno vicine”.

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