Severe misure restrittive scattano in Belgio, alle prese con quello che è stato definito “un possibile tsunami di nuovi casi” di coronavirus. Avviso che arriva dal ministro della Salute, Frank Vandenbroucke, e che di fatto segue ad alcune restrizioni che il Paese aveva già adottato nei confronti della capitale, Bruxelles. Le autorità, secondo il ministro, “non controllano più ciò che sta accadendo”. E, per questo, hanno deciso di applicare una severa stretta, chiudendo bar e ristoranti per quattro settimane. Il medesimo provvedimento preso anche da altri Paesi in cui la situazione contagi è in netta crescita. E che avrà il compito di arginare la recrudescenza del coronavirus, per poi sperare in una discesa provare a reintrodurre tutti i tratti distintivi della quotidianità.
Belgio, media preoccupante
In Belgio, come d’altronde negli altri Paesi, la situazione è piuttosto complicata. Anche qui aleggia lo spettro della crisi economica ma, al fine di scongiurare una situazione peggiore, il governo di Bruxelles ha deciso di estendere la stretta sui locali in tutto il Paese. Il tutto in una fase in cui lo Stato belga si ritrova a fare i conti con un picco di 12 mila casi giornalieri, per un totale di oltre 222 mila dall’inizio della pandemia. Una media di circa 74 casi ogni 100 mila abitanti. Numeri che, secondo il ministro Vandenbroucke, fanno del Belgio “lo Stato più colpito d’Europa”. I morti, finora, sono stati 10.400. Per ora, il coprifuoco scatterà a partire dalle 5 del mattino, mentre la vendita di alcolici sarà fermata alle 20. Caldamente consigliato lo smartworking e sarà consentito di ricevere in casa solo una persona estranea al contesto familiare. Difficile la situazione anche in Repubblica Ceca, dove le nuove chiusure (stop a scuole e locali per tre settimane) hanno scatenato il dissenso della piazza.
Strasburgo, niente pleanaria
Normative stringenti che arrivano in un momento particolarmente difficile per l’Europa. Praticamente tutti gli Stati stanno adottando misure restrittive, anche se pochissimi però stanno optando per il lockdown generalizzato. Anzi, praticamente nessuno finora, se si esclude qualche chiusura mirata, come quelle applicate dal Regno Unito. Una situazione comune che sta richiedendo una rimodulazione non solo della quotidianità ma anche del lavoro istituzionale. Come ricordato dal presidente dell’Europarlamento, David Sassoli, non è stato per esempio possibile trasferire la plenaria a Strasburgo: “Abbiamo dovuto anche per le condizioni del Belgio e di Bruxelles limitare la presenza e adottare misure straordinarie. I colleghi che sono negli Stati membri per partecipare al dibattito potranno avvalersi degli uffici nazionali del parlamento europeo. Questa è la prima volta che questo accade, ma ci è sembrato giusto e per questo ringrazio tutti i gruppi politici per avere adottato una misura che ci consente di mantenere viva la democrazia europea”.