Raggiunta quota 38 milioni di contagi nel mondo e, in generale, una situazione di confronto con il coronavirus che richiede attenzione, ora più che mai. Lo ribadiscono praticamente tutti i leader di governo, che adottano via via misure più restrittive per contenere la recrudescenza della pandemia. E, nondimeno, per scongiurare quella che fu la misura dei mesi più difficili, il lockdown generalizzato, che rischierebbe di trascinare la crisi attuale a livelli ulteriormente complicati. Secondo Andrea Crisanti però, direttore del dipartimento di Medicina molecolare dell’università di Padova, l’ipotesi di una chiusura totale non sarebbe del tutto escludibile. “Forse un lockdown sotto Natale potrebbe resettare il sistema – ha spiegato a RaiNews -, abbassare la trasmissione. E, alla ripresa, aumentare la capacità di contact tracing e dei tamponi sul territorio”.
Crisanti: “Concentrarci sulle capacità territoriali”
Il virologo ha inoltre spiegato che “le terapie intensive sono in ritardo di una settimana, i morti di circa 20 giorni”. Numeri che, secondo Crisanti, “con l’aumento dei contagi peggioreranno. Forse più che le Regioni dobbiamo chiudere temporaneamente determinate aree di una regione, capire quali sono i luoghi dove ci sono più contagi. Se si generalizza si crea più danno che beneficio”. Per questo “dovremmo concentrarci su quella che è la capacità che abbiamo sul territorio di bloccare la trasmissione”. L’importante è non ritrovarsi in situazioni ancora più difficili. “Più che misure sui comportamenti occorre bloccare il virus: tra 15 giorni a parlare di 10-12mila casi al giorno”. Un timore legato soprattutto ai dati rilasciati dall’ultimo bollettino del Ministero della Salute (5.901 contagi e 41 vittime in 24 ore): “Via via che i casi sono aumentati, la capacità di contact tracing e di eseguire tamponi diminuisce e si entra in un circolo vizioso che fa aumentare la trasmissione del virus”.