Rispetto e cordialità in quarantacinque minuti di colloquio. Con argomenti caldi di livello internazionale su un tavolo che ha visto come convitato di pietra la Cina di Xi Jinping. Il capo della diplomazia degli Stati Uniti, Mike Pompeo, fa tappa in Vaticano incontrando il segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin, assieme al responsabile dei Rapporti con gli Stati, mons. Paul Richard Gallagher. Un incontro riservato, del quale il direttore della Sala Stampa vaticana, Matteo Bruni, ha comunque riassunto nei contenuti. “Le parti – spiega – hanno presentato le rispettive posizioni riguardo i rapporti con la Repubblica Popolare Cinese, in un clima di rispetto, disteso e cordiale. Si è parlato, inoltre, di alcune zone di conflitto e di crisi, particolarmente il Caucaso, il Medio Oriente e il Mediterraneo Orientale. L’incontro è durato circa 45 minuti”.
La questione Cina
Cina sì, quindi, ma anche altre aree di tensione palpabile sul palcoscenico internazionale. Che magari non vedono gli Stati Uniti coinvolti quanto sul piano della sfida a distanza con Pechino ma che, comunque, riguardano da vicino la diplomazia americana. Del resto, l’argomento Cina era stato nei giorni scorsi al centro di aperte discussioni sui media. Specie dopo l’articolo pubblicato dallo stesso Pompeo su First Things, nel quale invitava la Santa Sede a rivedere la decisione di rinnovare l’Accordo provvisorio con la Repubblica Popolare. Tanto che, nella giornata di ieri, lo stesso mons. Gallagher aveva precisato che il Papa “è impegnato nel dialogo a tutti i livelli, come dimostra il suo prossimo scritto, l’enciclica Fratelli tutti“.
Dopo First Things
Mons. Parolin aveva fatto sapere dell’intenzione del Vaticano di rinnovare l’accordo (nuovamente in forma provvisoria) poiché di carattere “genuinamente pastorale” e indirizzato ai rapporti di comunione piena fra i vescovi locali e la Santa Sede. A margine del simposio organizzato ieri, il cardinale aveva risposto a una domanda sulla questione, con particolare riferimento proprio all’articolo su First Things. “Irritazione non direi – aveva spiegato -, sorpresa sì per questa uscita che non ci aspettavamo anche se conosciamo bene da molto tempo la posizione di Trump e del segretario Pompeo in particolare”.