Nel corso dell’udienza a una delegazione del Settimanale cristiano belga “Tertio“, in occasione del ventennale, Francesco è tornato a mettere in guardia i fedeli dalle minacce del demonio.
Il diavolo opera per disunire
“Le chiacchiere chiudono il cuore alla comunità, chiudono l’unità della Chiesa. Il grande chiacchierone è il diavolo, che va sempre dicendo cose brutte degli altri, perché lui è il bugiardo che cerca di disunire la Chiesa, di allontanare i fratelli e non fare comunità“, avverte il Pontefice. Nell’odierna società occidentale, secolarizzata e atea, sono molteplici le manifestazioni del “mysterium iniquitatis”. Il diavolo “esiste davvero”, assicura papa Francesco che più volte, nella messa mattutina di Santa Marta, ha ripetuto che il male è reale, tangibile.
I precedenti
“A questa generazione hanno fatto credere che il diavolo fosse un mito, una figura, un’idea, l’idea del male”, aveva già detto il Pontefice il 30 ottobre 2014. “Ma il diavolo esiste e noi dobbiamo lottare contro di lui”. Una presenza reale che lavora dietro le quinte, insomma. Jorge Mario Bergoglio lo ha descritto con termini precisi: “È il bugiardo, il padre dei bugiardi, il padre della menzogna, è un seminatore di zizzania, fa litigare, induce nell’errore grave. Il diavolo non ci butta addosso fiori ma frecce infuocate, per ucciderci”. Per questo Francesco esorta a “prendere l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito che è la Parola di Dio”. L’antidoto, raccomanda Jorge Mario Bergoglio, è “la fede, la consapevolezza che la vita cristiana sia una milizia, una lotta: si deve combattere, non è un semplice scontro, è un combattimento continuo”. A Torquato Tasso il diavolo appare con una “gran fronte” adornata da “gran corna”, una “orrida maestà” dall’”irsuto petto”, per Thomas Mann, invece, “è un uomo piuttosto allampanato, non alto, con un berretto sportivo tirato su un’orecchia”.
Molti nomi, stessa identità
Belzebù, Asmodeo, Behemoth, Lucifero, Mefistofele, Satana: il principe del male ha molti nomi ed è descritto con fattezze differenti. A metà Ottocento, il poeta francese Charles Baudelaire sosteneva che “la più grande astuzia del diavolo è farci credere che non esiste”. Nel 1953, lo scrittore cattolico Giovanni Papini argomentò che “l’ultima astuzia del diavolo fu quella di spargere la voce della sua morte». Una convinzione condivisa dal collega agnostico André Gide: “Non credo nel diavolo. Ma è proprio quello che il diavolo spera, che non si creda in lui”. Il cardinale Gianfranco Ravasi, insigne biblista e ministro vaticano della Cultura, osserva che “la non esistenza di Satana farebbe totalmente ricadere sulla libertà umana la piena, assoluta ed esclusiva responsabilità del male che stria tutta la storia coi suoi fiumi di sangue, di violenza, di immoralità, di perversione”.