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Regionali, Di Battista attacca: “La più grande sconfitta nella storia del M5s”

L'ex deputato duro sui risultati ottenuti dai candidati pentastellati: "Il tema è l'innegabile crisi identitaria del M5s"

Il risultato del Referendum, che l’ex capo politico del Movimento 5 stelle Luigi Di Maio ha definito storico, ha distolto l’attenzione dall’andamento delle Regionali. A notare il trend pentastellato, coi candidati che non hanno retto al confronto con le coalizioni di Centrodestra e Centrosinistra raccogliendo percentuali minime rispetto ai rivali. Un dettaglio che, nel bilancio finale, finirà per pesare. Ma per il momento la polemica la solleva l’ex deputato Alessandro Di Battista, che affida a Facebook la sua critica ai vertici M5s. E “Dibba” non usa mezzi termini, indicando i risultati elettorali da un punto di vista esclusivamente numerico. “È la più grande sconfitta nella storia del Movimento”.

Crisi identitaria

Nella sua offensiva verso chi dirige, l’ex deputato parla dell’andamento dei candidati pentastellati, invitando a riflettere sui risultati. “Se c’è una cosa sgradevole nelle elezioni – ha scritto – è che poi sembra che abbiano vinto tutti. Così evidentemente non è e bisogna affrontare la realtà con onestà e lucidità”. In particolare, Di Battista punta l’occhio su regioni come il Veneto dove, per i prossimi cinque anni, il M5s non ha ottenuto i consensi nemmeno per fare opposizione. Per questo, spiega, al momento non è possibile affrontare il tema delle alleanze: “Il tema è l’innegabile crisi identitaria del M5s” e di quel “sogno cui hanno creduto in tanti ma in cui oggi non credono più” facendo così “mancare le ragione per votare i 5s”.

La critica di Di Battista

Un’analisi che non risparmia lo Stato maggiore. “Non sfugge il tracollo del M5S in ogni tornata elettorale, dalle europee del 2019 ad oggi, con gravi responsabilità in capo a chi da allora non ha mai voluto avviare un momento di riflessione interna, non ha avuto il coraggio di convocare stati generali, non ha minimamente gestito le precedenti regionali in Calabria e in Emilia lasciando i gruppi allo sbando, non ha mai preso alcuna posizione per costruire progetti seri nei territori, ed ha poi deciso di dimettersi non certo dopo aver preso atto del fallimento, ma solo per lasciare una palla avvelenata in mano al suo successore, il quale per forza di cose era un traghettatore ma non aveva la legittimazione per prendere decisioni importanti”. In sostanza, per Di Battista “questo eccesso di esultanza è fuorviante e non giusto”.

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