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Laurenti (Gemelli): “La pandemia ci fa riscoprire il valore sociale della medicina”

Gli effetti della pandemia sulla prevenzione e la cura. Intervista di Interris.it alla professoressa Patrizia Laurenti, direttore dell'Unità operativa complessa (Uoc) al Policlinico Gemelli Irccs di Roma

“Il rispetto delle attuali nome anti-Covid sono un chiaro esempio dell’esigenza sanitaria e sociale di riacquistare fiducia nella medicina e nei suoi operatori, contro ogni atteggiamento di anti scienza e di irresponsabilità”, afferma a Interris.it la professoressa Patrizia Laurenti.

Le esigenze della pandemia

“E’ innegabile la necessità di investire risorse economiche, prevedere risorse umane adeguate. E pianificare la formazione di specialisti capaci di rispondere a queste esigenze di prevenzione– evidenzia la professoressa Laurenti-. I vantaggi, oltre che sanitari, sono anche economici. Più investimenti contro le malattie faranno risparmiare 350 miliardi di dollari e 8,2 milioni di vite entro il 2030, secondo un rapporto Oms”. Deve aumentare “un senso comune di salute e sicurezza in cui ogni cittadino è parte attiva e responsabile“, sottolinea la docente di Igiene all’Università Cattolica del Sacro Cuore. E direttore dell’Unità operativa complessa (Uoc)di Igiene Ospedaliera al Dipartimento salute della donna, del bambino  e di sanità pubblica della Fondazione Policlinico Gemelli Irccs.

La pandemia ci aiuta a riscoprire il valore sociale della medicina?

“Sì. Riscoprire il valore sociale della medicina significa riscoprire il ruolo del medico nella società. Troppo spesso abituata ultimamente a fare a meno di questo professionista. In considerazione del ruolo che la rivoluzione digitale, la rete e i media hanno assunto. Anche come strumento di informazione medico-scientifica. Senza nulla togliere al valore di alcune soluzioni, soprattutto in epoca pandemica, quali la telemedicina. Ma il medico deve recuperare il tempo di ascolto del paziente”.In che modo?

“Rispondendo responsabilmente ad ogni suo dubbio e necessità inerente il bene più prezioso, cioè la sua salute. Sviluppando compassione ed empatia che sono certamente un’attitudine personale, ma che si possono anche educare. Facendo l’esercizio, ad esempio, di mettersi nei panni dell’altro”.Per tanti anni di sanità si è parlato quasi soltanto in termini di tagli e ridimensionamenti, l’emergenza Covid fa riscoprire la centralità della salute?

“L’esigenza di ‘efficientare’ le organizzazioni sanitarie è imprescindibile. Ma il pareggio di bilancio non può essere l’unico obiettivo. Soprattutto per chi sceglie una professione che costituisce una risposta ad una vocazione. Quindi le attuali derive economicistiche costituiscono un rischio. Diversa è l’esigenza di una formazione manageriale del medico. Ciò costituisce valore aggiunto alla sua professionalità, chiamata anche a garantire appropriatezza”.Può farci un esempio?

“L’emergenza mondiale che stiamo vivendo fa certamente riscoprire la centralità della salute. Da garantire in tutti i momenti del percorso di cura. Dalla prevenzione, alla diagnosi, alla terapia e alla riabilitazione. Momenti che costituiscono gli snodi di un percorso in cui nessuna dimensione è inferiore all’altra”.E la medicina del territorio?

“In questo contesto la medicina del territorio in tutte le sue funzioni e articolazioni (medico di medicina generale, servizi territoriali di igiene pubblica messi a dura prova in questa fase dell’epidemia per le necessarie ed intensissime attività di test, trattamento, tracciamento dei contatti) deve essere potenziata. Con un progetto a lungo termine, non legato cioè all’estemporaneità del momento, perché è primariamente nel territorio che le persone esprimono i loro bisogni di salute”.mattarellaIl presidente della Repubblica e il Papa hanno più volte richiamato in questi mesi la necessaria salvaguardia del bene comune.  Serve un salto di qualità nel modo di considerare la sanità?

“La salute pubblica è certamente un bene comune. Non appartiene soltanto al singolo ma all’intera collettività. Pensiamo al senso civico e di rispetto del bene comune che esprime chi aderisce alle vaccinazioni dell’infanzia non solo per rispondere ad un obbligo di legge. Ma anche per tutelare i suoi contatti fragili, ad esempio un compagno di classe che per importanti motivi sanitari non si può vaccinare però è protetto dai suoi compagni che si vaccinano. Impedendo così la circolazione del microorganismo patogeno attraverso la riduzione della quota dei suscettibili”. In questo senso i messaggi del Papa e del presidente della Repubblica costituiscono un forte e autorevole richiamo a concentrarsi sul bene da tutelare, più che sui beni da produrre o guadagnare”.A cosa si riferisce?

“La compassione degli operatori sanitari di fronte alla sofferenza, alla fragilità e alla precarietà dell’esistenza, a cui essi stessi hanno pagato un tributo altissimo, è ciò che restituisce senso alle relazioni umane. Anche  a quella tra medico e paziente, per una ripartenza che ha bisogno di profonda idealità, di ampia visione, di grande concretezza. La pandemia ci ha dato l’opportunità per un cambiamento basato sulle profonde energie morali e civili della nostra società che soltanto nell’integrazione e nella solidarietà può costruire un domani adeguato per i suoi figli. Anche in termini di tutela e promozione della salute in tutte le sue dimensioni”.

Il ricovero di un paziente affetto da Covid-19 negli Ospedali Civili di Brescia – Foto © Marco Ortogni per Neg

Quale lezione sanitaria e sociale è possibile trarre dalla pandemia?

“La più importante lezione che a mio parere è possibile cogliere dalla pandemia è che la prevenzione ha un enorme valore sanitario e sociale. E quindi anche economico. Un buon sistema sanitario non è solo capace di diagnosi tempestive e accurate e di terapie salvavita, ma è anche quello che dà valore alla prevenzione. Cioè tutela la salute prima che sia compromessa e riabilita tutti i soggetti colpiti da malattie”.

 

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