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Caivano, resta in carcere il fratello di Maria Paola. Ciro: “La voglio rivedere”

Il Gip convalida il fermo per il trentenne Michele Antonio Gaglione, accusato dell'omicidio preterintenzionale della sorella aggravato da futili motivi: "L'ho inseguita ma non l'ho speronata"

Resta in carcere Michele Antonio Gaglione, fermato con l’accusa di omicidio preterintenzionale di sua sorella Maria Paola, coinvolta in un tragico e mortale incidente stradale tra Caivano e Acerra. A deciderlo, il giudice per le indagini preliminari, al termine dell’udienza di convalida che ha portato alla conferma dell’accusa formulata dal pm. Il trentenne, secondo le ipotesi formulate dagli inquirenti, avrebbe inseguito la sorella e il suo compagno transessuale, provocandone la caduta e quindi la morte. “L’ho inseguita a bordo del mio scooter, ma non l’ho uccisa – ha detto il giovane al Gip -. Non ho provocato io l’incidente. Volevo solo chiederle di tornare a casa: aveva fatto le valigie ed era scomparsa, gettando tutta la famiglia nella disperazione“.

La famiglia di Michele

Secondo quanto ipotizzato dalla prima tranche di indagini, la famiglia di Maria Paola non aveva approvato il legame fra la figlia e Ciro, 22enne nato donna, conosciuto nel Parco Verde di Caivano. Tale ostilità sarebbe alla base dell’inseguimento, culminato in tragedia, nel tratto stradale che separa il paesino del Napoletano dalla vicina Acerra, dove la coppia si era trasferita da qualche tempo. Secondo la famiglia della vittima, Michele sarebbe uscito di casa per convincere la sorella a tornare, incappando poi nell’incidente senza aver avuto intenzione di fare del male a Maria Paola.

La famiglia di Ciro

Una ricostruzione che non ha convinto la famiglia di Ciro, con la mamma che, subito dopo la tragedia, aveva postato un commento su Facebook accusando Michele “perché non sopportava che la sorella frequentasse un uomo trans. I figli si accettano così come vengono. Paola riposa in pace”. E, dopo la tragedia, ha ribadito: “Devono pagare Michele, la mamma e il papà. Tutti e tre devono pagare. Ma quale incidente, non è vero”. Il giudice, nel frattempo, parla di “azione dalle modalità particolarmente gravi ed allarmanti che denotano l’incapacità dell’indagato di controllare le proprie pulsioni aggressive e una accentuata pericolosità sociale”.

Il commento del legale

Secondo il legale del trentenne, Domenico Paolella, Michele non avrebbe pronunciato la farse che gli era stata attribuita nella giornata di ieri, nella quale avrebbe affermato di non aver avuto intenzione di uccidere la sorella ma soltanto di “darle una lezione” poiché “era stata infettata”. Secondo l’avvocato “Antonio non ha mai detto quella frase, non risulta nei verbali e neppure l’ha detto quando è stato ascoltato la prima volta dai carabinieri. La famiglia? È devastata, con una figlia morta e un figlio in carcere…”.

Il desiderio di Ciro

Ciro Migliore, nel frattempo, resta ricoverato in ospedale, dove è stato trasportato dopo l’incidente in condizioni non gravi. “La mia famiglia – ha detto dal nosocomio napoletano – mi vuole bene per quello che sono, non ce la faccio più. Doveva succedere a tutte e due. Io la voglio vedere per l’ultima volta a Maria Paola”.

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