Avvocato di Strada, il CNCA (Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza) ed il Centro Polifunzionale Don Calabria hanno avviato un importante progetto insieme al Fami(Fondo asilo migrazione e integrazione) per il reclutamento dei tutori volontari per i minori stranieri non accompagnati.
Cos’è il Fondo asilo migrazione e integrazione 2014-2020
Il “Fondo asilo migrazione e integrazione 2014-2020” (Fami)” è uno strumento finanziario istituito con Regolamento UE n. 516/2014 con l’obiettivo di promuovere una gestione integrata dei flussi migratori sostenendo tutti gli aspetti del fenomeno: asilo, integrazione e rimpatrio.
Il Fondo offre un supporto agli Stati per perseguire i seguenti obiettivi:
- rafforzare e sviluppare tutti gli aspetti del sistema europeo comune di asilo, compresa la sua dimensione esterna;
- sostenere la migrazione legale verso gli Stati membri in funzione del loro fabbisogno economico ed occupazionale e promuovere l’effettiva integrazione dei cittadini di Paesi terzi nelle società ospitanti;
- promuovere strategie di rimpatrio eque ed efficaci negli Stati membri, che contribuiscano a contrastare l’immigrazione illegale, con particolare attenzione al carattere durevole del rimpatrio e alla riammissione effettiva nei paesi di origine e di transito;
- migliorare la solidarietà e la ripartizione delle responsabilità fra gli Stati membri, specie quelli più esposti ai flussi migratori e di richiedenti asilo, anche attraverso la cooperazione pratica.
Un progetto che fa onore a tutte le associazioni che ne hanno preso parte. Interris.it ha incontrato l’Avvocato Antonio Mumolo, presidente di Avvocato di Strada per approfondire l’emergenza sociale.
“Per chiunque abbia più di 25 anni c’è la possibilità di fare volontariamente un corso per diventare tutore volontario. Essere un tutore significa diventare una guida e punto di riferimento per il minore straniero non accompagnato che arriva in Italia.
La sua figura è prevista dalla legge 47 del 2017 e il tutore volontario è sostanzialmente una figura che cura gli interessi del minore” ha spiegato il presidente di Avvocato di Strada.
“Chiunque può essere tutore volontario, basta aver compiuto 25 anni e avere una comprovata conoscenza della lingue italiana oltre che godere dei diritti civili e politici. Ogni anni c’è un bando di formazione e selezione per tutori volontari. Questo, sostanzialmente, viene pubblicato tramite bandi regionali, emanati dai garanti dell’adolescenza presenti nelle varie regioni. Si segue un corso organizzato dai vari enti la cui durata può variare dalle 24 alle 30 ore e poi si deve confermare la propria disponibilità ad essere nominato tutore volontario dal Tribunale per i minorenni – ha continuato Mumolo -. In pratica quando una persona fa questo percorso viene inserito in un elenco presente presso il tribunale per i minorenni, nella sua regione di domicilio o residenza, dopo di ché il giudice da questo elenco trae il tutore volontario. A quel punto tutore sarà proprio colui che si occuperà letteralmente del minore. Si prenderà cura di lui affinché prosegua negli studi e sarà attento che i suoi diritti vengano rispettati”.
Da dov’è nata l’idea di dare vita a questo progetto?
“L’idea nasce dall’emergenza che ormai da molti anni si presenta sempre con più insistenza: il numero in aumento dei minori non accompagnati. Si è pensato di seguire la loro situazione e di monitorare il procedere dell’iter burocratico perché questa figura del tutore è prevista dalla legge. Proprio per questo il FAMI ha deciso di avviare questo progetto: in modo che i cittadini siano informati e possano diventare tutori volontari e anche organizzare dei corsi e seminari per coloro che intendono intraprendere questo percorso. Per ora il progetto è in corso e non ci sono ancora dati ufficiali ma presto li avremo”.
Quali sono gli utlimi progetti di Avvocato di Strada?
“Con Avvocato di Strada stiamo proponendo, in tutti gli sportelli aperti sul territorio nazionale, delle cause pilota rispetto all’ultima regolarizzazione che stabilisce che solo i datori di lavoro possono regolarizzare migranti irregolari in Italia.
Noi invece sosteniamo che se il datore di lavoro non vuole regolarizzare il migrante, quest’ultimo può agire inizialmente dimostrando di aver lavorato e in questo modo ottenere un permesso di soggiorno. Questa è la nostra tesi e continueremo a batterci in questa direzione”.