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Violenze e sfruttamento: i business della mafia nigeriana

Riciclaggio, illecita intermediazione finanziaria, tratta di giovani donne, cessione di stupefacenti, nonché reati violenti o punitivi nei confronti di altri connazionali. Sono queste le gravi accuse mosse  ad un’associazione, denominata “Supreme Eiye Confraternity (SEC)” o “EIYE”. Il gruppo criminale é radicato in Nigeria ma negli anni si é diffuso in molti Stati europei ed extraeuropei. Gli inquirenti lo equiparano, per struttura e forza intimidatoria, alle mafie tradizionali. Da qui, il nome “mafia nigeriana“.

Mafia nigeriana

I poliziotti della squadra mobile di Teramo, in collaborazione con quella di Ancona, hanno  fermate sono organiche alla cellula locale (Nest) denominata “PESHA“, che ha una competenza geografica e territoriale dalla zona costiera della provincia di Teramo fino ad Ancona. Le indagini hanno permesso di accertare che la cellula territoriale degli “Eiye”, così come l’associazione mafiosa di cui costituisce una costola, si caratterizza per la segretezza del vincolo associativo, la ritualità dell’affiliazione, l’adozione di linguaggio e simbologia rigorosi, la violenza delle azioni.

Rito di affiliazione

L’ingresso nell’associazione era subordinato ad un rito di affiliazione, che avveniva alla presenza del vertice e di altri membri del gruppo e nel corso del quale si alternavano atti di violenza a riti tribali e veniva formulato il giuramento di fedeltà agli Eiye con il quale l’affiliando si impegnava al rispetto delle regole dell’associazione denominate “orientation“. L’ingresso nella confraternita prevedeva l’obbligo alla partecipazione, mediante il pagamento di una sorta di “tassa di iscrizione”, al finanziamento della confraternita verso la quale gli associati sono a disposizione tendenzialmente “per la vita”.

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