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Scuola, la proposta delle paritarie: “Il costo standard per assolvere al distanziamento”

Studio congiunto sulla possibilità di impiegare gli istituti paritari come volano per garantire le norme di sicurezza. E dal Parlamento arrivano i primi fondi

Far tornare gli studenti in classe e, contemporaneamente, assolvere ai dettami per garantirne la sicurezza sembra un rebus meno semplice di quello che sembrava. Eppure, dalla sua risoluzione dipende di fatto il futuro della scuola italiana, che sul rientro in aula il 14 settembre ha puntato con un all-in necessario quanto inevitabile. La questione didattica a distanza ha sostanzialmente perso la sua sfida, non riuscendo a sopperire (o quantomeno a tamponare) il contatto studente-docente. Per questo l’obiettivo del Ministero dell’Istruzione è stato, fin dall’allentamento del lockdown, puntare a una ripresa della didattica in presenza. Obiettivo raggiunto ma, tra teoria e applicazione pratica, il margine sembra anche più marcato che in altri ambiti.

Scuole paritarie e costo standard

Questione cruciale, far conciliare le esigenze delle norme anti-Covid con le strutture a disposizione degli studenti. Oggettivamente non semplice, sia per la necessità di alcuni edifici di un adeguamento, sia per la difficoltà di conciliare il numero degli alunni e gli spazi esistenti. Il che, di fatto, pone la questione in fase di stallo. E in attesa dei potenziali 3 mila edifici nei quali destinare parte degli allievi senza scorporare il gruppo classe, resta vacante un 15% di studenti che rischia di rientrare in contesti non adeguati a far fronte a tutte le necessità. A risolvere l’impasse, potrebbe contribuire la proposta degli istituti paritari che, accantonando momentaneamente le istanze volte a ottenere i contributi basilari per sopravvivere (notizia dell’ultima ora, accordo tra le forze parlamentari per fondi fino a 300 milioni), offrono come possibile soluzione la stessa chiesta per supportare le famiglie degli iscritti. Il costo standard, come evidenziato da uno studio di Luca Vitali e suor Anna Monia Alfieri, pubblicato sul Leoni Blog, “si presenta come “quota capitaria” spettante all’alunno, che lo assegna poi alla scuola prescelta. L’aspetto decisivo delcosto standard di sostenibilità(declinabile in convenzioni, detrazioni, buono scuola, voucher, ecc.) sta nel riconoscere concretamente la titolarità, in ambito educativo e formativo, della persona e della famiglia. Tale titolarità si esercita attraverso una ‘libertà di scelta educativa‘”.

La possibile soluzione

La questione è semplice: per quegli studenti per i quali necessita una nuova collocazione, si offre “di migrare verso le paritarie, garantendo così l’inserimento in contesti già funzionanti e votati all’istruzione e minimizzando i costi sociali”. Tali istituti adopererebbero il cosiddetto modello Pisapia-Castelli, applicato a Milano nel 2013 per sopperire alle liste d’attesa presso gli asili comunali, e consentirebbe di “affidare una quota capitaria alle famiglie che ne fanno richiesta e permettere loro di iscrivere il proprio figlio ad una scuola paritaria. In questo modo verrebbero aiutati anche gli istituti paritari che, come abbiamo visto, vedranno un inevitabile calo della domanda. L’ammontare della quota capitaria potrebbe essere stabilito proprio in funzione del costo standard di sostenibilità. Una soluzione che, spiegano, consentirebbe di risparmiare una spesa di circa 6 mila euro per studente, oltre a quella necessaria per rimodernare gli edifici.

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