Due miliardi per le Regioni o stavolta è crisi nelle relazioni istituzionali. Suona come un aut aut la dichiarazione del presidente dell’Emilia Romagna e della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, il quale auspica fortemente un accordo a nove zeri con il governo su ogni sfaccettatura della strategia di ripartenza, scuola in primis: “Le Regioni – ha spiegato Bonaccini in una videoconferenza sull’assestamento al bilancio 2020 della Giunta emiliana – pretendono di trovare un accordo insieme ai Comuni e alle Province. Stiamo lavorando per questo, abbiamo lavorato intensamente tutta la notte. Vediamo. Mi auguro si possa trovare un accordo, altrimenti noi non potremmo dare l’intesa, ovviamente”.
La frizione
E’ proprio sul tema scuola che si consuma la polemica più aspra, specie nella giornata in cui le varie componenti del mondo scolastico (dai genitori ai dirigenti, fino agli studenti) scendono in piazza per manifestare il proprio dissenso con la bozza di programmazione ministeriale per l’anno 2020-2021: “Quelle linee guida che erano state presentate per noi non erano ricevibili. Abbiamo fatto delle controproposte che mi auguro il Ministero possa recepire e ho trovato grande disponibilità del ministro Azzolina”. Il punto, secondo Bonaccini, è che “stiamo lavorando bene insieme, non ho dubbi che troveremo un accordo, ma bisogna dire le cose con grande chiarezza. Dovendo garantire il pareggio di bilancio oggi siamo gli unici che non possiamo indebitarci e agli Stati generali ho chiesto io a nome di tutte le Regioni al presidente del Consiglio e al Governo di prevedere l’indebitamento possibile su investimenti anche per le Regioni. Vedremo se sarà possibile”.
Il rischio
Al momento, la posizione delle Regioni resta granitica, “per venire incontro a quelle che sono nostre esigenze, viste le minori entrate e visto che dobbiamo sospendere o addirittura togliere le tasse”. L’auspicio è che “entro pochi giorni” si trovi “un accordo politico per avere le risorse, che possono arrivare anche nelle prossime settimane o i prossimi mesi”. Ma “non ci muoviamo da quella proposta e se non verrà accolta noi interrompiamo le relazioni istituzionali. Sarebbe la prima volta che mi capita in cinque anni“. Qualora non si arrivasse a un accordo, il rischio palesato sarebbe quello di non riuscire a chiudere i bilanci.