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Libia, l’appello di Serraj: “Europa e Onu ci sostengano nella soluzione politica”

Il presidente libico: "Non abbiamo iniziato noi questa guerra, ma stabiliremo quando e dove finirà"

“Il nostro governo non si arrenderà mai e non permetterà che in Libia sorga una dittatura, di nessun genere. Oggi chiedo che le nazioni europee e l’Unione europea ci sostengano nel realizzare questa visione. Chiedo che l’Onu continui a sostenerci nello sforzo di unire i libici e di lavorare a una soluzione politica, come ha fatto”. E’ questo l’appello che il presidente libico Fayez al Serraj ha lanciato tramite un intervento pubblicato oggi sul quotidiano la Repubblica. Nell’articolo Serraj ricorda inoltre “i rapporti storici di antica data” della Libia con l’Italia e sottolinea che la “Libia non dimenticherà i Paesi che sono stati accanto al suo popolo nei momenti più duri; renderemo omaggio a quei Paesi e stabiliremo forti basi di futura cooperazione”.

Le parole di Serraj

“Da più di quattordici mesi Tripoli e l’Occidente libico si battono contro la tirannia, fronteggiando l’offensiva illegale e immorale condotta da un generale-canaglia – scrive Serraj riferendosi al maresciallo Khalifa Haftar -. In questo arco di tempo siamo stati testimoni delle atrocità di questa guerra, una guerra segnata dai crimini perpetrati da un individuo che ambisce unicamente a vedere la Libia consegnata a un regime totalitario, a una dittatura che non risponde delle sue azioni e decisioni”. Una guerra, prosegue, che ha costretto “più di duecentomila innocenti ad abbandonare le loro case”. Sempre riferendosi ad Haftar, il presidente libico sottolinea che “l’aggressore ha diffuso una narrativa mendace (…). L’assurda teoria secondo cui Tripoli è una capitale del terrorismo, un covo di estremisti”. Serraj ricorda poi i progressi fatti finora contro le forze di Haftar e sottolinea: “Ormai non ci resta altro che eliminare le migliaia di letali mine antiuomo abbandonate dalle forze di Haftar nelle abitazioni civili, in modo da porre fine all’esodo della nostra gente, garantendo che le famiglie innocenti tornino in sicurezza alle loro case”. “Ora, come promesso, la nostra linea è mutata – prosegue Serraj -: da difensiva è diventata offensiva e non ci fermeremo finchè tutti i residui di questa scellerata milizia non torneranno da dove vengono”.

L’appello

Dalle colonne di Repubblica, Sarraj lancia anche un appello. “Esortiamo le parti che hanno prestato ascolto ad Haftar a riflettere sulle sue intenzioni e a opporsi alla sua natura di oppressore”. Nel suo articolo Serraj spiega anche che il primo passo dell’iniziativa ‘Forum Libico’ annunciata il 16 giugno 2019 e nata per lavorare a una soluzione politica “sarà attribuire a un Forum inclusivo ed equilibrato il potere di stabilire norme costituzionali adeguate e direttive per tenere in contemporanea le elezioni parlamentari e presidenziali”. Nel frattempo, sottolinea, “ci riserviamo il diritto di difenderci dal momento che l’Onu non ha intrapreso alcuna iniziativa concreta per bloccare l’offensiva di Haftar“. Quanto all’Italia, il presidente del governo di accordo nazionale osserva che “ci è gradita l’incessante cooperazione in ogni questione di valenza economica ma anche nel settore specifico della sicurezza marittima. Plaudiamo agli sforzi comuni dei nostri rispettivi governi nella gestione della situazione migratoria e il contributo al potenziale della nostra guardia costiera”. “Non abbiamo iniziato noi questa guerra, ma siamo noi che stabiliremo quando e dove finirà – conclude -. A Dio piacendo una Libia democratica, pacifica e prospera avrà la meglio sulla tirannide”.

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