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Paralimpici, la vita in un sogno a cinque cerchi

La pandemia non è stata ancora arrestata e battuta del tutto, ma la vita, lentamente, continua. E ritorna anche lo sport che ha subito un arresto non meno incisivo delle attività produttive. Ma adesso lo sport riparte, non solo il campionato di calcio che dalla seconda settimana di giugno vedrà il pallone tornare a rotolare, ma via via riprenderanno tutte le altre discipline, comprese quelle che hanno dichiarato anticipatamente, la fine della stagione a causa dell’emergenza coronavirus. Ma come in tutte le storie, c’è sempre chi, anche da una pandemia, trova il modo di sorridere, chi invece il sorriso lo  ha perso nel momento in cui un evento è stato cancellato.

E così Nicolò Zaniolo, uno degli emergenti del calcio italiano, ha ritrovato il sorriso, lui che aveva riportato la rottura del crociato appena a gennaio scorso e che in un maledetto movimento del ginocchio aveva visto scemare la possibilità di giocare l’Europeo di calcio che avrebbe dovuto svolgersi a giugno/luglio. Poi è arrivata la pandemia, tre mesi di stop, Euro 2020 rinviato di un anno. E Zaniolo che torna a sorridere. Perché il prossimo anno ci sarà. Più forte di prima. Ma l’emergenza coronavirus, non ha bloccato solo l’Europeo, ma anche l’evento principe dello sport, ovvero i Giochi Olimpici e paralimpici. Anche Tokyo è stata rinviata di dodici mesi. Ma è uno stop che incide in maniera significativa su chi ha lavorato per tre anni e mezzo per arrivare in piena forma in Giappone, e che adesso deve riprogrammare l’intera preparazione.

Sembra quasi rivivere le immagini di Dorando Pietri, il celebre maratoneta che a Londra perso l’oro per essere stato soccorso dai giudici che lo avevano aiutato dopo averlo visto barcollare più volte. L’oro svanito, come il sogno che adesso tanti atleti paralimpici, dovranno ricostruire dalle ceneri di un rinvio forzato che cambia, e tanto, una preparazione olimpica. Tre mesi di stop, ma senza un fermo biologico, perché tutti, hanno continuato a lavorare, sudare, in casa come tanti altri compagni di ventura. Ma stavolta la disabilità ha dovuto amaramente fare i conti con le grandi prestazioni sportive, quelle che si costruiscono nell’arco di quattro anni. Fare buon viso a cattivo gioco, perché un sogno non può svanire all’alba di una pandemia che ha fermato il mondo.

Quel sogno continua a vivere, soprattutto in quegli atleti che hanno impostato tutta la loro stagione su Tokyo per arrivare a coronare un sogno a cinque cerchi. Atleti che dei Giochi hanno fatto una ragione di vita, costretti, loro malgrado, a rivedere piani e allenamenti. Perché una preparazione olimpica è ben diversa da qualsiasi altra disciplina. Per molti un brusco ritorno alla realtà, ma la certezza che la voglia di esserci, che già vale una medaglia, sarà più forte dello stop improvviso. Penso al carattere di Alex Zanardi che in Giappone, dopo i 2 ori e l’argento di Londra 2012 ed il bis di Rio 2016, cercherà di ripetersi alla soglia dei 54 anni nella categoria H5 del Paraciclismo. O la splendida Bebe Vio che è tra le più attese ai prossimi Giochi. Loro come esempio di chi non si è mai arreso davanti al dramma che la vita gli ha riservato, e che non si fermeranno davanti al Covid, faranno spallucce e con la tempra di sempre ripartiranno.

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