finanzia la ricerca o raccoglie fondi per la ricerca su una
malattia, perché deve essere pronto eventualmente ad investire
anche su un’altra malattia o su altre malattie nel caso in cui si intravedano delle sinergie“, afferma a Dire Marco Salvetti, direttore del Centro di neurologia e terapie sperimentali dell’università “La Sapienza” di Roma e membro del Comitato scientifico della Fism (Fondazione dell’associazione italiana sclerosi multipla).
Risultati concreti
Fase avanzata
fondamentalmente preventive e noi dobbiamo darle prima che
insorga la disabilita o un danno neurologico che non è
reversibile- evidenzia Salvetti-.Però ormai ci sono tante persone che questo danno neurologico lo hanno subito oppure sono entrate in una fase di lenta progressione della malattia. E a queste persone dobbiamo dare risposte, perché per loro non ci sono cure. Anche se recentemente alcuni farmaci stanno iniziando a mostrare una
leggera efficacia, sicuramente non sono ancora la risposta che le
persone con forme progressive di sclerosi multipla attendono”. In questo ambito ci sono iniziative “molto importanti di coordinamento mondiale nella ricerca, fondamentalmente capitanate e coordinate dall’Aism insieme alle associazioni di Stati Uniti, Regno Unito e Canada, a cui si sono via via unite anche tutte le altre nazioni per cercare di focalizzare la ricerca e di finanziare grandi progetti che possano portare a qualche cura che fermi la progressione della malattia o addirittura, nella migliore delle ipotesi, anche cercare di far tornare indietro il danno che ormai si è generato”. La questione è quella della trasversalità della ricerca. “Lo abbiamo visto con questa pandemia: aver generato molto presto dei dati, grazie al coordinamento che c’è tra i centri dell’Aism e tra tutti i centri di sclerosi multipla italiani ha permesso di fornire in tempi molto rapidi i dati allo comunità scientifica e a quella dei pazienti sugli eventuali rischi delle terapie“, conclude Salvetti.