L’articolo 1 della nostra carta costituzionale recita che “L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro”. Ed in questa piccola frase, i padri Costituenti sono riusciti a condensare un mondo di valori e di considerazioni, che hanno arricchito da sempre le riflessioni di diritto costituzionale, quelle dei giuristi e quelle degli uomini e delle donne delle istituzioni. In quella frase, andando molto per sintesi, c’è il riconoscimento del lavoro come di un elemento centrale nella vita di ogni cittadino, come qualcosa di prezioso e di irrinunciabile per la sua promozione umana e sociale.
Ecco perché – alla vigilia della festa della Repubblica – non possiamo non ricordare questo principio che viene reso ancora più attuale dalla situazione di grave crisi che ha fatto seguito all’emergenza Covid. I dati sono allarmanti, non solo per l’Italia ma per il mondo intero. L’Organizzazione Internazionale del Lavoro ha diffuso cifre spaventose che colpiscono soprattutto i giovani: nel mondo un ragazzo su sei ha smesso di lavorare dall’inizio della pandemia. Inoltre la perdita del lavoro ha penalizzato soprattutto le giovani donne. E non c’è solo lo spettro della disoccupazione a turbare i sonni delle giovani generazioni. Perché, interrompendo i percorsi formativi e di istruzione, il virus sta di fatto ostacolando chi cerca di entrare nel mercato del lavoro o anche di cambiare professione.
Insomma, se già in condizioni di normalità l’ingresso nel mondo del lavoro di un giovane rappresenta un vero e proprio percorso ad ostacoli, a maggior ragione lo è diventato oggi a causa della pandemia che rischia di avere effetti distruttivi sui sogni, le speranze e le ambizioni dei ragazzi di tutto il mondo. Per questo appare inquietante la definizione di “lockdown generation” che qualcuno ha già coniato per gli under 29, perché – secondo l’Organizzazione mondiale del lavoro – l’impatto sulle opportunità di lavoro dei ragazzi potrebbe essere generazionale e durare addirittura più di un decennio.
Per questo occorre davvero prendere consapevolezza di questo allarme. E lavorare sodo affinché i governi mondiali si attrezzino per fronteggiare il rischio di questa nuova “povertà giovanile”. Un rinnovato impegno di tutti servirebbe a ridare vita proprio a quell’articolo 1 della Costituzione che i Padri Costituenti avevano inteso come dinamico, propulsivo, in una sola parola “impegnativo” per tutte le forze del Paese. Per questo tutti devono orientarsi in questa direzione. E di fronte all’emergenza non c’è tempo da perdere. Aprire gli occhi sulle difficoltà è il modo migliore per cercare tutti insieme delle soluzioni. E’ bene iniziare a parlarne subito, ad emergenza ancora in corso, per non dover pagare più tardi il conto di danni divenuti irreparabili.