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Il sogno è una casa che si crea mattone dopo mattone (VIDEO)

Da Melfi la storia di tre amici che con la loro piccola realtà imprenditoriale sono riusciti ad aiutare Ospedali e Protezione Civile

In un’Italia in cui purtroppo si parla troppo spesso di disoccupazione e di ragazzi che vanno via per trovare altrove un futuro migliore ecco che da Melfi arriva una storia di speranza. I protagonisti sono tre ragazzi, appassionati di ingegneria meccanica e stampa 3D che hanno deciso di mettere su un piccolo laboratorio di grafica riuscendo a realizzare anche un progetto solidale durante l’emergenza coronavirus. Loro sono Michele Montanarella, 28 anni, Mario Montanarella, 27 e Michele Guglielmo, 26, tutti e tre di Melfi (Pz) e il loro laboratorio si chiama M3Laboratories.

Il sogno di tre amici

Tre amici che intraprendono questo piccolo percorso imprenditoriale lo scorso anno, quando l’Università della Basilicata aderisce al progetto plastic freee e decide di distribuire a tutti delle borracce di acciaio. I tre ragazzi decidono di produrre delle cover in acido polilattico per queste borracce in modo da renderle meno anonime. Un piccolo progetto che ora, ad un anno di distanza, li ha portati ad avere un vero e proprio laboratorio con un servizio di esportazione anche verso le altre regioni d’Italia. “Il nostro sogno è quello di aprire un vero e proprio Fab Lab in futuro, un laboratorio che diventi un punto di riferimento per il sud Italia. Ad ora però non ci possiamo lamentare, per fortuna, anche durante il periodo di emergenza coronavirus, noi non abbiamo chiuso, anzi abbiamo aumentato la produzione” racconta Mario Montanarella.

Un piccolo gesto solidale

“Avevamo il desiderio di poter aiutare così anche noi abbiamo deciso di mettere a disposizione le nostre capacità, donando un cospicuo numero di valvole Charlotte alla Protezione Civile di Melfi e ad un Fab Lab di Brescia che a sua volta le ha distribuite nella maggior parte degli ospedali della zona, dove ce ne fosse bisogno – continua il 27enne -. ‘Charlotte’, è la valvola già brevettata ad uso libero, affinché tutti gli ospedali possano usufruirne, applicandole ai respiratori, per salvare quante più vite umane. Con la stampa 3D sono stati realizzati in tempi record i primi prototipi, testati subito negli ospedali della provincia bresciana così colpita dall’emergenza, dove sono stati effettuati test su pazienti in stato di grande necessità”.

Come sono queste maschere

“Si tratta di maschere d’emergenza non certificate per strutture sanitarie in situazione di conclamata difficoltà nel reperimento di forniture sanitarie ufficiali, ma che possono sicuramente essere utili in mancanza delle maschere C-PAP utilizzate in terapia sub-intensiva”, specifica Mario. “Anche se al momento questa soluzione è un dispositivo biomedicale non certificato, abbiamo avuto conferma dalle strutture ospedaliere che si è dimostrata estremamente utile in mancanza d’altro – prosegue Montanarella -. Grazie alle tecnologie di cui disponiamo, che assicurano precisione, ripetibilità e velocità per tirature che raggiungono anche le migliaia di pezzi, siamo in grado di produrre in tempi record parti di strumentazioni medicali che necessitano in questo momento di emergenza. Ad oggi stiamo producendo le visiere protettive, che si spera, possano tutelare chi le indossa da eventuali possibili contagi”.

La piccola realtà industriale dell’Italia

In Italia, più che in altri Paesi, la micro impresa è nel Dna delle famiglie e il sapere artigianale è più presente che altrove. Questa elevata capacità sartoriale sembra essere l’elemento che distingue la fisionomia della risposta che la filiera produttiva italiana ha saputo dare alla mancanza sul territorio di dispositivi sanitari per la terapia intensiva nell’emergenza Covid-19.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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