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Il 2019, l’anno più caldo in Europa

E' quanto emerge dal rapporto sullo stato del clima in Europa di Copernicus, il programma per l'osservazione della Terra dell'Ue

Oggi, mercoledì 22 aprile 2020, il mondo celebra il 50° Anniversario della Giornata Mondiale della Terra (Earth Day), l’evento istituito nel 1970 dalle Nazioni Unite per sensibilizzare alla tutela del Pianeta. Ma le risposte in termini di attenzione al clima non sono così incisive da produrre effetti rilevanti. I dati sul calore nel 2019, sembrano confermarlo.

Il 2019, l’anno più caldo

Il 2019 è stato l’anno più caldo mai registrato per l’Europa con temperature medie di quasi 2 gradi al di sopra di quelle della seconda metà del XIX secolo. Così il rapporto sullo stato del clima in Europa di Copernicus, il programma per l’osservazione della Terra dell’Ue, rileva come 11 dei 12 anni più caldi di sempre si siano verificati dal 2000 a oggi. I dati, diffusi nella 50esima Giornata mondiale della Terra, parlano di mesi bollenti a febbraio, giugno e luglio. Siccità, piogge intense e scioglimento ghiacci in Groenlandia.

Aumentano i gas serra

Nel 2019 aumentano le concentrazioni di gas serra, cosa che è capitata soltanto milioni di anni fa nella storia. A dirlo il rapporto annuale di Copernicus, il programma di osservazione della Terra dell’Ue coordinato e gestito dalla commissione Europea in collaborazione, tra gli altri, con l’Agenzia spaziale europea. Nel 2019 – viene spiegato – “i flussi netti globali di gas a effetto serra seguono una continua tendenza al rialzo, un modello che si è stabilito negli ultimi decenni“.

L’Oceano Artico

Un altro studio, dell‘Università di Amburgo, sostiene che l’oceano Artico potrebbe ritrovarsi del tutto libero dai ghiacci in estate anche prima del 2050 sulla base dei risultati di 40 diversi modelli climatici. Se le emissioni saranno ridotte in tempi brevi, avvertono gli studiosi tedeschi, anni liberi dai ghiacci si verificheranno solo occasionalmente mentre in caso di elevati livelli di emissioni, il Mar Glaciale Artico si ritroverà libero dai ghiacci nella maggior parte degli anni.

L’attivismo ambientale

Almeno dagli anni sessanta, il clima si è inserito a pieno titolo nel dibattito sociale e politco. Ma le soluzioni al problema dell’inquinamento ambientale faticano ad emergere. Se dalla Conferenza di Stoccolma nel 1973 agli Accordi di Parigi del 2015, nulla si è mosso qualche domanda bisogna farsela. Il motivo è l’economia. Un’economia che vede negli idrocarburi i suoi pilastri. Fonti costose che muovono miliardi di euro l’anno, in grado di mutare relazioni geopolitiche molto complesse, e che, infine, risultano essere indispensabili nella quotidianità dei Paesi sviluppati. Solo negli ultimi anni, con il movimento o meglio i movimenti dei giovani di FridaysforFuture guidati della Thumberg, è rinata una consapevolezza sul tema climatico. Infatti, la giovane svedese ha esortato ad affrontare l’emergenza clima con lo stesso approccio scientifico con cui si sta fronteggiando il coronavirus: “Dobbiamo affrontare due crisi in una volta, quella del coronavirus e quella climatica e, come nell’attuale pandemia ascoltiamo la scienza e gli esperti, cosi’ dobbiamo fare per l’altra crisi”, ha spiegato parlando dal museo dei Nobel a Stoccolma.

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