Sala, le tre condizioni per riaprire a Milano
Si deve ripartire dalle scuole
Dati covid-19 in Italia
Sono salite a 23.660 le vittime dopo aver contratto il coronavirus in Italia. Il dato è stato reso noto dalla Protezione civile.
Prosegue il trend in calo dei ricoveri in terapia intensiva per coronavirus. Ad oggi sono 2.635, 98 in meno. Di questi, 922 sono in Lombardia, 25 in meno rispetto a sabato. Dei 108.257 malati complessivi, 25.033 sono ricoverati con sintomi, 26 in più e 80.589 sono quelli in isolamento domiciliare. Sono 47.055 le persone guarite in Italia dopo aver contratto il coronavirus, 2.128 in più. Sabato l’aumento dei guariti era stato di 2.200. Sono complessivamente 108.257 i malati di coronavirus in Italia. Il numero dei contagiati totali dal coronavirus in Italia – compresi morti e guariti – è di 178.972, con un incremento di 3.047.
Prospettive di riapertura
“Calano i malati ma i dati del contagio disegnano sempre più un’Italia divisa, un paese dove il coronavirus sembra dilagare in maniera difforme. Dati che per la fase 2 non sono di poco conto. E che potrebbero pesare anche sulle modalità della tanto attesa ripresa”. A dirlo chiaro è il ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli: “Si può ragionare su una regionalizzazione delle aperture: nelle zone con un numero inferiore di persone positive è più facile valutare la catena dei contatti”. Mentre Walter Ricciardi, del comitato esecutivo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) e consulente del ministro della Salute, frena sull’inizio della Fase 2. “È assolutamente troppo presto – dice a Sky Tg24 -: i numeri, soprattutto in alcune Regioni, sono ancora pieni di una fase 1 che deve ancora finire. È assolutamente importante non affrettare e continuare”. Non crede nella riapertura di alcune regioni prima delle altre, in particolare prima della Lombardia, il governatore Attilio Fontana, anche se su questo si rimette a quello che diranno i tecnici. “Le decisioni saranno prese tutti insieme sulla base delle valutazioni dei tecnici a tutela della salute ma – ha detto all’ANSA – non credo che si possa arrivare a quello perché l’Italia potrebbe rimanere zoppa”. Sull’ipotesi invece che qualche regione decida di chiudere i confini, come ha minacciato di fare il presidente della Campania Vincenzo De Luca si è limitato a dire “mi auguro che sia stato male interpretato”.
Richiesta di commissariamento della Lombardia
Fontana poi attacca sulle richieste di commissariamento e le polemiche politiche: “Avrei pensato che ci sarebbe stato un po’ più di buon gusto, aspettare almeno fino alla fine della tempesta”. E aggunge: “E’ in atto un attacco contro di noi” ha aggiunto tornando sulle critiche per quanto ha detto sulla delibera per mettere nelle rsa malati di Coronavirus nel Lazio, che ha ribadito, “parte dalla stessa ratio della nostra: isolare i pazienti Covid”. Sulle Rsa poi va in scena uno scambio di accuse tra Lombardia e Lazio. Una delibera simile a quella della Lombardia sulle Rsa – dice a Radio Padania il governatore lombardo Fontana: “Era stata presa dal Lazio. Ma al governatore del Lazio non è stato fatto alcun tipo di contestazione”. Secondo Fontana, “si cerca di attaccare l’organizzazione lombarda. C’è un attacco nel confronto mio in quanto rappresentante di una certa parte politica. Si sta facendo quel fuoco incrociato – ha aggiunto – che è sempre stato fatto quando al governo c’era un rappresentante del centrodestra. Qui al governo c’è un rappresentante non del centrodestra, ma in Lombardia c’è un rappresentante del centrodestra”. “Fontana non si permetta di mistificare – è la replica dell’assessore alla Sanità del Lazio Alessio D’Amato – nel Lazio si sono create Rsa esclusivamente Covid per pazienti positivi che secondo le indicazioni cliniche non necessitano di ricovero ospedaliero. Lunedì ne apriremo una interamente pubblica a Genzano di Roma”. E in serata interviene l’assessore lombardo Giulio Gallera “Non c’è stata nessuna commistione nelle rsa tra malati di covid e ospiti”, afferma. “Non li abbiamo messi nelle stesse stanze e reparti” ha aggiunto, spiegando che “la nostra strategia è stata quella del Lazio, trovare posti letto che non creassero commistione”. Sul fatto che il dg del Pio Albergo Trivulzio, Giuseppe Calicchio, sia indagato per epidemia colposa e omicidio colposo, ha commentato: “non devo avere io un’opinione, abbiamo nominato una commissione in maniera tempestiva”. “Vogliamo la massima trasparenza” ha concluso. Affondo anche del governatore del Veneto Luca Zaia: “Se alcuni presidenti chiudono i confini regionali allora fanno loro l’autonomia, non è Nord contro Sud, è Sud contro Nord”. “Mettetevi nei panni – ha aggiunto Zaia – di un cittadino che sale in treno. Se si chiudono i confini regionali verranno tutti soppressi, il Frecciarossa sarà fermo, nessun tipo di trasporto verrà autorizzato, che proposta è? Se poi c’è qualcuno che vuole preservare un’area delicata, ad altissima popolosità o con persone a rischio, è comprensibile, ma se dicono che chiudono i confini regionali mi dicano come fare. E io – ha concluso – non ho mai firmato ordinanze per chiudere”. E anche il presidente della Toscana va all’attacco: “Decidere quando riaprire le imprese spetta al governo che dice che non è ora. Benissimo. Ma c’è una grande contraddizione con il fatto che con una semplice comunicazione alle prefetture stanno riaprendo centinaia di migliaia di aziende senza protocolli per la sicurezza, che solo in pochi casi sono stati elaborati. Non è corretto dire in un modo e poi lasciare che avvenga in un altro”. Lo ha scritto su Facebook il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi. Interviene anche il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti. “È importante che ora Governo e Regioni, con la comunità scientifica, lavorino insieme con un obiettivo comune: riaprire nei tempi giusti, in piena sicurezza – scrive su Fb -. È possibile farlo, senza polemiche. Come deciso ieri nella cabina di regia, ora occorrono presto le linee guida nazionali su “come” riaprire per permettere alle Regioni di dare a famiglie e imprese certezze su comportamenti e provvedimenti da adottare. Un altro passo avanti da fare insieme come sistema Paese per organizzare la rinascita”. E il governatore della Liguria, Giovanni Toti, ha detto che al governo è stato chiesto “di avere alcune peculiarità regionali riconosciute all’interno delle linee guida nazionali” per la fase 2. “Abbiamo chiesto linee guida nazionali perché l’Italia è una, ma anche un margine di autonomia: è evidente che le esigenze sono diverse e non si può pensare di gestire in ugual modo dalle funivie della Valle d’Aosta ai vigneti di Pantelleria”, ha detto Toti. Il Piemonte, intanto, si affida a una task force per la fase 2 della sanità. Presieduta dall’ex ministro della Salute Ferruccio Fazio, dovrà analizzare le carenze strutturali che l’emergenza coronavirus ha messo in luce nel sistema sanitario piemontese e da lì ripartire per la futura programmazione. “Oggi che le ferite sono ancora aperte siamo in grado di capire dove il sistema sanitario necessita di maggiori interventi e da lì ripartiremo per costruire una reale medicina di territorio”, spiega il governatore Alberto Cirio. “In questa fase così delicata preferisco attendere, c’è prima da superare l’emergenza gravissima che sta vivendo la Lombardia. E’ evidente, però che molte, troppe cose non hanno funzionato. Se oggi è ancora prematuro chiedere il commissariamento, più avanti non lo sarà. Non lasceremo cadere quanto accaduto nel dimenticatoio”. Così, in un’intervista a Qn, il capo politico del MoVimento 5 Stelle Vito Crimi, sulla gestione della Regione Lombardia dell’emergenza coronavirus.
Folla corteo funebre, oggi vicesindaco di Saviano dal prefetto
Atteso oggi in Prefettura a Napoli il vicesindaco di Saviano, il comune del Napoletano messo in quarantena da De Luca dopo che in centinaia si erano assembrati per il corteo funebre del sindaco morto di coronavirus: Addeo dovrà dare spiegazioni al prefetto Valentini. La decisione della quarantena “ripristina la dignità e onora l’impegno di tutta la comunità”, commenta il governatore.
Calcio, le dichiarazioni di Gravina
“Fermarsi sarebbe un disastro: se il calcio non riparte ci sarà un pesante impatto sul settore e sull’Italia, visto che movimentiamo circa 5 miliardi di euro“: così il presidente della Figc, Gravina. Questa settimana tutti i principali attori del mondo del calcio si confronteranno sulla Fase2: oggi il consiglio direttivo dell’Aic; domani assemblea di Lega Serie A.