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Coronavirus, 131mila avvocati chiedono il bonus di 600 euro

Presidente delle camere civili: "devastante l'impatto del blocco dei processi"

Anche i professionisti con casse autonome (medici, commercialisti, avvocati, notai, geometri, etc) possono avere diritto al bonus di 600 euro e partono così le domande. In 131mila hanno chiesto il bonus.

Chi può avviare la richiesta

I professionisti delle Casse private hanno accesso alla misura di sostegno nel rispetto di condizioni:

  • Di natura reddituale, con distinzione in due fasce;
  • Di tipo contributivo, perché il richiedente deve aver adempiuto agli obblighi contributivi sul 2019.

Il bonus andrà chiesto alla propria Cassa di previdenza e sarà erogato a chi ha avuto:

  • Redditi fino a 35mila euro, la cui attività sia stata limitata dai provvedimenti restrittivi emanati in conseguenza dell’emergenza sanitaria;
  • Redditi compresi tra 35 e 50mila. In questo caso il bonus di 600 euro ai professionisti con casse professionali autonome è legato alla condizione di aver subito un calo di attività con una riduzione del fatturato di almeno il 33% nei primi 3 mesi 2020.

Il decreto riserva a questa categoria di autonomi 200 dei complessivi 300 milioni di euro stanziati per il Fondo per il reddito di ultima istanza, istituito dall’art. 44 del D.L. 17 marzo 2020 n. 18 “Cura Italia”.

La crisi dovuta ai tribunali chiusi

Lo stop dei processi sta avendo effetti pesanti sulla situazione economica degli avvocati e a pagarne il prezzo più alto sono soprattutto i giovani. “C’è un fermo totale dell’attività ed è ragionevole prevedere che a breve le conseguenze saranno devastanti”, dice all’Ansa il presidente dell’Unione delle Camere civili Antonio De Notari Stefano. I primi segnali già si colgono: “gli avvocati italiani sono 240mila e 131mila hanno chiesto di accedere al reddito di ultima istanza”, cioè ai 600 euro previsti per chi ha un reddito sino a 35mila euro o sino a 50mila e ha subito una contrazione del 33%. “La crisi colpisce soprattutto i più deboli, e dunque in primo luogo i più giovani – aggiunge il presidente dell’Uncc -. Gli studi strutturati dovranno tagliare i costi, i primi purtroppo saranno proprio quelli dei collaboratori”.  

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