In una settimana santa del tutto insolita e a “porte chiuse” ricordiamo la figura di una grande mistica morta proprio a causa di un’epidemia simile a quella che stiamo vivendo in questo periodo. Santa Camilla Battista, infatti, è salita al Padre Celeste dopo aver contratto la peste ed è rimasta da sola al momento del trapasso. Non solo, è stata sepolta tra la calce viva per evitare ulteriori contagi e il commiato è avvenuto all’aperto per il divieto di assembramenti.
Da Camerino a Urbino
Santa Camilla, nata nel 1458 e figlia naturale di Giulio Cesare da Varano, signore del Ducato di Camerino, viene educata a corte acquisendo una buona cultura e coltivando molteplici interessi mondani. All’età di 8 o 10 anni, ascolta l’esortazione del predicatore fra Domenico da Leonessa e ne rimane talmente colpita da fare voto di “versare una lacrima ogni venerdì” in ricordo della passione di Gesù. Questo impegno, accolto con l’entusiasmo della fanciullezza, getta le basi della sua vita spirituale. “Quella santa parola – scrive lei stessa – per virtù dello Spirito Santo, nel mio tenero e puerile cuore fu impressa in tale siffatta forma che mai uscì dal cuore e dalla memoria”. La sua giovinezza, dai 18 ai 21 anni, è caratterizzata da intime lotte spirituali: è attratta dalle realtà e anche dalle seduzioni del mondo, ma non rinuncia al suo sofferente Signore per amore del quale inizia a praticare un’austera ascesi. Questo periodo si conclude con la ferma intenzione di dedicarsi completamente alla vita religiosa. La scelta, osteggiata dal padre per due lunghi anni, si concretizza con l’entrata nel monastero delle clarisse di Santa Chiara di Urbino.
La forza della speranza
All’età di 35 anni è già badessa (servizio al quale è più volte riconfermata) ma durante il suo cammino cristiano subisce non poche prove, sia di carattere spirituale, sia di tipo più prettamente umano. Per cinque anni sperimenta l’aridità dell’anima, il silenzio di Dio, come la “notte oscura” che conoscerà anche Madre Teresa di Calcutta. L’eco di questo combattimento spirituale è ampiamente contenuto nella lettera autobiografica conosciuta come “Vita spirituale”. La sua famiglia viene poi trucidata nell’ambito delle lotte territoriali che coinvolgono Cesare Borgia e i signori locali; lei stessa è costretta a fuggire per sottrarsi alle violenze di quegli anni. Però ha la forza interiore di pregare per i suoi nemici fino a trasformare l’odio di cui era stata fatta oggetto in occasione di perdono e di amore eroico. Rappresenta così un fulgido esempio di riconciliazione per ogni cristiano e un invito a ritrovare speranza anche nelle situazioni più difficili. Nel cuore di Santa Camilla trova sempre posto tutta la Chiesa, per la quale prega e soffre, nonostante le contraddizioni, i difetti o le carenze di tanti suoi rappresentanti. Una volta rientrata a Camerino, divenuta punto di riferimento per cittadini, autorità religiose e civili, è invitata da Papa Giulio II a formare nuove comunità di clarisse a Fermo e San Severino Marche.
I dolori interiori
Alimentandosi continuamente di sacra Scrittura ed Eucaristia redige, nel corso degli anni, diversi testi di letteratura mistica che, per il loro spessore, verranno apprezzati da ecclesiastici e santi come San Filippo Neri. Nella sua autobiografia si leggono i “doni straordinari dello Sposo Divino” da lei ricevuti: illuminazioni interiori, parole infuocate, estasi, visioni di angeli e di santi. “I dolori mentali di Gesù” è una delle sue opere più note e originali. Dato che nel cuore di Gesù è presente un amore infinito – spiega Santa Camilla – non hanno avuto un limite nemmeno i suoi dolori interiori (mentali) che hanno raggiunto il culmine durante l’agonia nel Getsemani. E lei è immensamente felice perché Dio le concede di condividere proprio tali patimenti!
Il dialogo con l’Amato
Durante la canonizzazione avvenuta nel 2010, Benedetto XVI spiega che la sua vita “è totalmente immersa nelle profondità divine, è un’ascesa costante nella via della perfezione, con un eroico amore verso Dio e il prossimo”. Infatti, Santa Camilla si prodiga in numerosi gesti di carità nei confronti degli altri, come la formazione spirituale delle consorelle, l’intercessione per i condannati a morte e il salvataggio della città di Treia da milizie armate. È fonte di continua edificazione il dialogo di Santa Camilla con l’Amato come da lei sottolineato nel già citato “I dolori mentali di Gesù”: “In mezzo alle tenebre oscure del mondo mi hai permesso di vedere, sentire, parlare e camminare, perché ero davvero cieca, sorda e muta di fronte a tutte le cose spirituali; mi hai risuscitata in te, fonte di vera vita per tutto ciò che di vita vive”.